Casse rurali, 18 mesi per la holding unica

Rafforzare il sistema bancario, puntando alle aggregazioni anche nell’universo delle Bcc. È uno degli obiettivi della riforma del credito cooperativo che il governo dovrebbe varare venerdì, insieme alle nuove misure per accelerare la riscossione dei crediti e alla traduzione in norme dell’accordo raggiunto la settimana scorsa con Bruxelles sulla garanzia che lo Stato venderà alle banche per aiutarle a liberarsi delle sofferenze. Quello che ci interessa più da vicino, ovviamente, è il capitolo «Bcc», destinato a rivoluzionare anche il sistema delle casse rurali trentine: per favorire le aggregazioni tra le 364 banche cooperative, molte piccole se non piccolissime, il governo intende aumentare, seppur in 5 anni dall’avvio della riforma, la soglia minima di soci, che passa da 200 a 500, così come delle risorse investite in azioni, che passerà da 50mila a 100mila euro, accogliendo le richieste del settore.

La riforma arriverà gradualmente, con 18 mesi per la creazione della holding unica. Spetterà poi a Banca d’Italia individuare i requisiti minimi della capogruppo che, tra i suoi poteri, avrà anche quello di intervenire sulla governance, opponendosi alla nomina o revocando i vertici dei singoli istituti. Dopo il via libera di via Nazionale alla holding le singole Bcc avranno 90 giorni per aderire attraverso dei «contratti di coesione». Per mantenere la licenza bancaria come banca di credito cooperativo gli istituti dovranno aderire alla holding. In alternativa potranno trasformarsi in Spa, in banche popolari o procedere alla liquidazione.

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