«La benzina resta cara il fisco è eccessivo»

Circa il 70% di quello che paghiamo per i carburanti va dritto al Fisco

Se negli ultimi tempi il prezzo del petrolio è calato ai minimi, anche il prezzo della benzina dovrebbe aver subito un ribasso. Invece non è così e la causa è da imputare alle tasse. Circa il 70% di quello che paghiamo va dritto al Fisco. A dimostrarlo sono stati i dati sui derivati del petrolio che arrivano da uno studio della Confartigianato che qualche giorno fa è stato pubblicato dal Corriere della Sera.

I dati spiegano che rispetto al 2008, il costo del barile è sceso del 19%, ma a oggi le accise sono aumentate del 46%. Date le quotazioni attuali del greggio, in teoria, alla pompa non dovrebbe superare i 44 centesimi ma, come già detto, poco meno del 70% va dritto al fisco.

Oggi sono l'iva e le accise, in Italia, che fanno lievitare il prezzo della benzina.
A denunciarlo da diverso tempo è Federico Corsi, presidente di Faib - Federazione autonoma italiana benzinai del Trentino. «La componenti addizionali di oggi sono così importanti da pesare notevolmente in termini economici sul prodotto finito. Noi - ci spiega - è da un po' che non la vediamo bene e che denunciamo questo sistema italiano».

La situazione in Italia, in questo settore, è surreale basti pensare che nel nostro Paese sul gasolio l'iva non viene applicata solamente sul prodotto industriale ma anche sulle accise arrivando quindi a tassare la tasse.
«Quando abbiamo avuto il governo Monti - ha ricordato Corsi - per fare cassa veloce hanno approvato un piano di rincari sulle accise che nella sola breve durata di quel governo le fatte aumentare di ben 5 volte. Oggi si fa fatica ad arrestarsi e a scendere per queste logiche che non sono imputabili assolutamente ad una categoria come qualcuno cerca di far passare ma sono figlie di una politica sbagliata che i nostri governanti da sempre hanno portato avanti».
Un sistema di tassazione ben diversa da quella dei Paesi vicini al nostro. «Basta vedere gli austriaci - continua il presidente di Faib - dove esiste un'imposizione per quanto riguarda la tassazione che è ben diversa perché i governi centrali hanno deciso di gravare su altro».

A insorgere per questa situazione sono anche i consumatori con Paolo Cunego del Comitato difesa dei consumatori trentini che puntano il dito, fra le altre cose, al numero eccessivo di distributori presenti sul territorio. «I gestori che ci sono in giro sono costretti a tenere il prezzo della benzina un po' più alto per riuscire ad avere una remunerazione - ha affermato Cunego - quando invece già da anni si è consapevoli che una situazione del genere non può andare avanti e serve una razionalizzazione».
Queste affermazioni, ci spiega Cunego, prendono spunto da una convegno organizzato dall'associazione Benzinai nel 2013 dal quale uscì, tra i dati, l'eccessivo numero di pompe di benzina sul territorio.
«La Francia - ha affermato - è molto simile a noi. Ad oggi la media di vendita dei distributori italiani si aggira sui 1500 litri mentre in Francia a distributore è di 3500 litri. Questo perché il numero dei distributori è la metà. In Italia ne abbiamo 23 mila circa mentre loro ne hanno circa 12 mila. Questo comporta che non possiamo arrivare a metà dall'oggi al domani ma se fosse iniziata anni fa questa razionalizzazione oggi saremmo in una situazione diversa. Le nostre pompe di benzina hanno perso già tempo fa il treno giusto». Anche in Trentino, spiega Cunego «le accise pesano molto ma allo stesso modo sono assurde le idee di riaprire distributori oppure averne tre nell'arco di 4 chilometri».

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