Il giorno dell'addio di Fca alla Ferrari

È il giorno dell’addio di Fca a Ferrari. Oggi gli azionisti del gruppo italoamericano si sono riuniti ad Amsterdam per votare lo scorporo della casa di Maranello. Un’operazione che porterà a Fiat Chrysler risorse per il piano di investimenti e per ridurre l’indebitamento, ma che ha anche una portata storica perchè modifica ancora una volta l’assetto del gruppo e il suo valore.

La divisione sarà operativa all’inizio del prossimo anno e dovrebbe coincidere con la quotazione del Cavallino, sbarcato a ottobre a Wall Street, anche a Milano: data prevista, 4 gennaio.  Gli azionisti di Fca hanno approvato con il 98,8% dei voti la scissione di Ferrari dal Gruppo. L’assemblea, che si è svolta all’hotel Sofitel Legend, presieduta da John Elkann, è durata solo 45 minuti. Era presente il 57,7% del capitale.

Resta ancora incertezza sul versante industriale del gruppo e sulla realizzazione del piano di investimenti di 50 miliardi di euro, previsti al 2018. Si torna a parlare di rinvio - già ipotizzato nelle scorse settimane dall’amministratore delegato Sergio Marchionne - del lancio di alcuni modelli. Secondo Bloomberg potrebbero slittare la Maserati Alfieri e il suv Alfa Romeo, attesi nel 2016, a causa soprattutto del rallentamento del mercato cinese. La berlina Alfa Romeo, che dovrebbe fare concorrenza alla Bmw serie 5, potrebbe non essere pronta nel 2017.

Marchionne torna a questo punto a guardare al capitolo alleanze e continua a pensare a General Motors come partner ideale all’interno di un inevitabile processo di consolidamento dell’industria automobilistica globale. La nuova Fca senza Ferrari non può reggere da sola alle sfide che il settore pone e un salto dimensionale diventa necessario. Ed è possibile che il manager italocanadese abbia rinviato finora l’assalto a Gm proprio in attesa dello scorporo della Rossa. Il controllo di casa Agnelli su Fca potrà diluirsi, ma Ferrari in ogni caso resterà sotto il solido controllo dell’azionista Exor. La holding della famiglia avrà il 24% del capitale, ma grazie al meccanismo del voto multiplo previsto dalla normativa olandese, il peso sarà maggiore.

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