Alleanza australiana per le centrali elettriche

di Francesco Terreri

Oggi il consiglio di amministrazione di Dolomiti Energia ha definito ufficialmente la posizione della multiutility trentina sul diritto di prelazione sul 49% di Hydro Dolomiti Enel, che l’ex monopolista elettrico ha ceduto al fondo di investimento australiano Macquarie European Infrastructure Fund 4 per 335 milioni di euro. Scelta fatta, dunque: accordo col nuovo partner australiano che preveda un rafforzamento della quota e della governance trentina nella società che gestisce gran parte delle centrali idroelettriche provinciali, piano strategico industriale, patto per arrivare insieme alle gare per il rinnovo delle concessioni previste nel 2020. È la «terza via» tra gli impianti tutti trentini e la semplice accettazione del fatto compiuto tra Enel e Macquarie: l’accordo col «canguro».

Ieri la giunta provinciale aveva dato il via libera all’intesa con gli australiani. Oggi è toccato a Dolomiti Energia, dove gli azionisti pubblici pesano per oltre il 75% ma dove l’intesa andava raggiunta anche con i soci privati, da Ft Energia a Fondazione Caritro, da Isa alla Cooperazione.

La soluzione scelta tuttavia dovrebbe accontentare tutti: evita la necessità di indebitarsi pesantemente per acquisire l’intero 49% messo in vendita da Enel e, al tempo stesso, costruisce l’alleanza con un partner forte per il rinnovo delle concessioni, in programma tra cinque anni. Il gruppo Macquarie gestisce fondi per 100 miliardi di euro, con un ramo specializzato in infrastrutture che controlla aeroporti, autostrade, reti di comunicazione e energetiche in mezzo mondo. Infine garantisce di proseguire il flusso di utili e dividendi di questi anni ma parla anche di investimenti.

L’accordo con gli australiani prevede che Dolomiti Energia salga in Hde , portando la sua quota dall’attuale 51% al 60%, lasciando Fedaia Holdings, la società veicolo lussemburghese controllata dal fondo Macquarie, al 40%. Questo implica che Macquarie rivenda circa un quinto della quota che rileva da Enel Produzione: un costo per la società trentina di 60 milioni. Verrà così rafforzata anche la governance trentina di Hde, attualmente a mezzadria tra Dolomiti e Enel. Con gli australiani, inoltre, si concorderà un piano industriale di investimenti e la presentazione di un’offerta comune alle gare per il rinnovo delle concessioni. Infine, ma non per importanza, la fiscalità generata dalla società delle centrali, 87 milioni nel 2014, circa 70 di media negli ultimi anni, rimarrà in Trentino.

Hydro Dolomiti Enel gestisce un parco di impianti idroelettrici, 26 di grande derivazione e 2 di piccola, con una potenza totale installata di 1.280 megawatt. La centrale più grande, 377 megawatt, è quella di Santa Massenza. La produzione realizzata nel corso del 2014 è stata pari a 4,2 miliardi di chilowattora. Le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche scadevano il 31 dicembre 2010 ma sono state prorogate dalla Provincia di dieci anni al 31 dicembre 2020. Le concessioni delle piccole derivazioni scadono invece nel 2029.

Nel video, Jiri Zrust, manager di Macquarie Infrastructure And Real Assets Europe, spiega il senso dell'accordo con DE:

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Hde è una gallina dalle uova d’oro. Nel 2014 ha fatturato 364 milioni, in crescita del 17%, con un Ebitda (margine lordo) di 247 milioni e un maxi utile netto di 147, che ha generato un dividendo di 100 milioni, 51 a Dolomiti Energia e 49 a Enel Produzione. Le imposte pagate, nove decimi dei quali tornano in Trentino, sono state pari a 87,8 milioni. Negli ultimi tre anni Hde ha ottenuto in media 100 milioni di utili, destinati sia a dividendi che a riserve, pagando 70 milioni di imposte.

L’annuncio della transazione tra Enel Produzione e Fedaia Holdings del fondo Macquarie risale al 13 novembre. Tra pochi giorni scadono i termini perché Dolomiti Energia eserciti il diritto di prelazione. Tecnicamente non lo eserciterà, mentre il riassetto delle quote avverrà attraverso un successivo passaggio con Macquarie.

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