Del Vecchio «re» della Borsa con oltre 24 miliardi di euro

Leonardo del Vecchio «inforca» ancora una volta lo scettro di Paperone di Borsa, con 24,1 miliardi di euro

Leonardo del Vecchio «inforca» ancora una volta lo scettro di Paperone di Borsa. Per il terzo anno consecutivo il patron di Luxottica svetta nella classifica di Milano Finanza sui patrimoni quotati: il suo - frutto delle partecipazioni nel gruppo di occhiali, in Foncieres des Regions, Generali, UniCredit e Space 2 - ammonta a 24,1 miliardi di euro, quasi 9 miliardi in più di un anno fa.

Ma l’ultimo anno, da agosto 2014 ad agosto 2015, è stato di grandi soddisfazioni per quasi tutti i «nababbi» che investono in azioni. Grazie anche alla corsa di Piazza Affari, salita di oltre il 20% nell’ultimo anno, la ricchezza complessiva dei primi 20 «Paperoni» è aumentata da 81 a 112 miliardi (+37,6%).

Certo c’è qualche eccezione, come il duo Miuccia Prada e Maurizio Bertelli, sceso dal terzo al quarto posto a causa di una riduzione di due miliardi del valore della loro quota in Prada, alle prese con la frenata del mercato cinese. O quella dei fratelli PaoloGianfelice Rocca, con la partecipazione in Tenaris che, a causa del crollo degli investimenti petroliferi, vale circa 3 miliardi in meno (da 11,4 a 8,4 miliardi). E non sorride neppure il «signore del latte» Emmanuel Besnier, sceso dal quinto al nono posto mentre i suoi titoli Parmalat hanno perso 200 milioni di euro.

Ma la gran parte dei Paperoni festeggia, a partire da Stefano Pessina, balzato dal settimo al secondo posto. Più della graduatoria il re italiano delle farmacie può sfregarsi le mani guardando al valore delle sue azioni in Walgreens Boots Alliance, balzato da 3,4 a 18,2 miliardi (+437%). Stabile attorno agli 8,8 miliardi il portafoglio dei fratelli Benetton (quote in Atlantia, Autogrill, Caltagirone Editore, Mediobanca, Pirelli, Wdf), che salgono sul podio scalzando Prada-Bertelli mentre si confermano al sesto posto le famiglie Agnelli-Nasi, rese però molto più ricche dall’aumento del 67,7% del valore della partecipazione in Exor (da 3,46 a 5,8 miliardi).

La classifica conferma l’interesse della Peoplès Bank of China, la banca centrale cinese, per l’Italia: il valore delle partecipazioni - da Enel a Eni, da Fca a Generali, da Intesa SanPaolo a Mps - è salito da 3,1 a 5,6 miliardi. I «comunisti» di Pechino continuano a precedere Silvio Berlusconi, il cui patrimonio sale da 3 a 4,5 miliardi grazie soprattutto ai rialzi borsistici di Mediaset, Mediolanum e Mediobanca. Chiudono in decima posizione le famiglie Boroli-Drago, che aggiungono un centinaio di milioni al proprio patrimonio, salito a 3,1 miliardi.

Fuori dalla top ten il colpo grosso lo mette a segno Giovanni Recordati, balzato dalla 18ª alla 12ª posizione: il suo investimento nell’omonimo gruppo farmaceutico è quasi raddoppiato, salendo da 1,25 a 2,4 miliardi.

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