«I lavoratori non sono bancomat» Troppe ditte del porfido non pagano

Per il settore del porfido, per i ritardi cronici, strutturali, nel pagamento degli operai, è «opportuno un intervento concreto e non di facciata». Lo sostiene il Coordinamento lavoro porfido (Clp), rappresentato da Walter Ferrari, Vigilio Valentini, Aldo Sevegnani e Walter Casagranda , dopo l'incontro tra sindacato, assessore allo sviluppo economico e lavoro, Alessandro Olivi , e sindaci della zona estrattiva. «Riteniamo» scrivono i rappresentanti del Clp «che anteporre accordi tra le parti di rateizzazione degli arretrati salariali, invece di applicare le norme vigenti, significhi rinunciare all'unica arma che i lavoratori hanno a disposizione per tutelare i propri diritti». I disciplinari cava prevedono il rispetto dei contratti di lavoro e la regolarità delle contribuzioni Inps ed Inail, oltre all'impegno occupazionale. Prima di tutto, come è stato per la Diamant Porfidi srl a Lases, «l'inadempienza da parte della ditta concessionaria prevede la diffida/sospensione da parte dell'Amministrazione comunale, dopodiché, di fronte ad eventuali difficoltà oggettive dimostrate, è possibile perseguire accordi di rateizzazione. Questo però» ricorda il Clp «a condizione che siano verificati i versamenti previdenziali ed assicurativi e venga effettuata una fideiussione bancaria a garanzia di quanto dovuto e depositata presso il Comune. Evitare di avviare tale procedura può soltanto favorire gli abusi da parte delle aziende, che usano i lavoratori come fossero un bancomat. Meraviglia che l'assessore Olivi avalli tali manomissioni delle regole e delle procedure, quando egli stesso aveva dichiarato ( l'Adige del 4 aprile) che "se quello dell'azienda che non paga i lavoratori diventa un comportamento patologico, allora credo che mettere in campo il potere di sospensione della concessione sia un messaggio che è giusto dare"».

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