Carne rossa, consumi in picchiata Nei supermercati meno 28%

Consumi di carne trentina in calo del 28% nei negozi Sait e del 9% nel punto vendita della Federazione Allevatori. Con i prezzi di bestiame e latte in picchiata, il futuro si annuncia difficile per gli allevatori trentini. Che però, rispetto ad altre regioni, resistono perché organizzati in cooperative.

di Francesco Terreri

Consumi di carne trentina in calo del 28% nei negozi Sait e del 9% nel punto vendita della Federazione Allevatori. Con i prezzi di bestiame e latte in picchiata, il futuro si annuncia difficile per gli allevatori trentini. Che però, rispetto ad altre regioni, resistono perché organizzati in cooperative.

«E' stato un anno particolarmente pesante con quotazioni al ribasso praticamente in tutte le categorie» ha affermato all'assemblea degli allevatori, tenutasi oggi martedì 5 maggio nella sede di via delle Bettine, il vicepresidente facente funzioni della Federazione Antonio Cenci, in sostituzione di Silvano Rauzi, assente per la prima volta da 33 anni per motivi di salute. Dagli allevatori gli auguri per un veloce rientro al timone dell'ente.

I consumi di carne rossa, ha spiegato il direttore Claudio Valorz, sono in contrazione, anche la carne biologica messa in vendita nel negozio di via delle Bettine non ha avuto successo. «I consumatori cercano carni meno costose. E chi compra bio, consuma poca carne».

«Parecchie aziende agricole chiedono mutui per tirare avanti - raccontano gli allevatori - I giovani hanno difficoltà, siamo in crisi». Il presidente di Coldiretti Gabriele Calliari ha denunciato la concorrenza sleale sui prezzi delle multinazionali del latte. «In Trentino però resistiamo grazie al fatto che conferiamo il prodotto a caseifici cooperativi».

L'assessore provinciale all’agricoltura, Michele Dallapiccola, ha spiegato le difficoltà della Provincia a garantire lo stesso livello di contribuzione, a causa dei vincoli di stabilità imposti dal governo centrale e anche dei meccanismi di contributi che vengono dall’Unione Europea.

Nonostante l’andamento non favorevole dei mercati, uno spiraglio di luce c’è. «La Federazione Provinciale Allevatori ha saputo organizzare e garantire i servizi a tutti i 1.167 soci, registrando addirittura un incremento nel numero dei conferimenti di vitelli e vacche di fine carriera. Anche per le carni bovine - viene spiegato - grazie al progetto di valorizzazione e certificazione si è riusciti a garantire agli allevatori una remunerazione tendenzialmente superiore alle quotazioni del mercato nazionale che, in alcuni periodi dell’anno, non coprivano neppure i costi di produzione».

 

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