La frana del mattone: persi 870 posti di lavoro

di Francesco Terreri

A novembre 2014 gli operai delle costruzioni iscritti alla Cassa edile sono precipitati a 7.269, il 10,7% in meno di un anno prima quando superavano gli 8.100. In dodici mesi sono stati persi altri 870 posti di lavoro, che si aggiungono allo stillicidio di questi anni: dall'inizio del 2008 la perdita di lavoratori è stata del 40%.


Tra gli stranieri, che sono un quarto della forza lavoro nell'edilizia trentina, il calo è ancora maggiore: -16,3%, con un totale sceso di 400 unità a 2.040. Ma la Filca Cisl denuncia: il lavoro dipendente, soprattutto nel caso degli immigrati, è stato trasformato in finte partite Iva, ci sono aziende e cooperative senza dipendenti che utilizzano «ai limiti della legalità» il lavoro autonomo, facendo concorrenza sleale alle aziende trentine strutturate e regolari.


La frana del mattone, che prosegue nonostante piccoli segnali da qualche azienda, ce la racconta Stefano Pisetta della segreteria del sindacato di categoria Cisl, la Filca. La Banca d'Italia nel suo aggiornamento congiunturale citava per il primo semestre 2014 un calo delle ore lavorate in edilizia dell'8,6%. «A novembre va peggio - spiega Pisetta - Secondo i dati della Cassa edile le ore lavorate sono diminuite anno su anno dell'11,7%, mentre i lavoratori sono il 10,7% in meno di un anno prima».


Anche gli altri indicatori del lavoro nelle costruzioni sono pesanti. «L'andamento della cassa integrazione non si arresta» ricorda Pisetta. Nel 2014 l'Inps ha concesso alle aziende trentine del settore più di 3 milioni di ore di cassa, la metà del totale annuale di tutti i settori. «Gli edili in mobilità sono saliti a circa 1.800. Di essi - sottolinea Pisetta - 600 hanno più di 50 anni e spesso hanno una grande manualità e professionalità antiche, ma pochissime possibilità di inserirsi di nuovo al lavoro. Oltre tutto anche il Progettone è andato in tilt». Poi c'è il capitolo degli stipendi non pagati. «Succede in aziende medie, intorno ai 40-50 dipendenti, e in molte piccole. Sono almeno 500 i lavoratori con ritardi nel pagamento dello stipendio che vanno da uno a sei mesi nei casi peggiori. Spesso però - precisa Pisetta - i lavoratori non ci dicono niente. Temono il peggio, cioè la perdita del posto di lavoro».


Ma le imprese trentine più strutturate e regolari, denuncia il sindacalista della Cisl, sono sottoposte alla concorrenza sleale di ditte e di lavoro ai limiti della legalità, anche negli appalti pubblici. «Nel settore della posa del ferro abbiamo cooperative, che vengono da fuori Trentino, senza dipendenti, appositamente costituite per partecipare all'appalto. Ci sono srl che utilizzano soprattutto partite Iva. Il calo del lavoro dipendente degli stranieri è in parte frutto della crisi, ma molti dei 400 immigrati in meno iscritti in Cassa edile sono diventati lavoratori autonomi».
In questo quadro l'imprenditore che sta nelle regole è in difficoltà. «Le soluzioni individuate al Tavolo appalti - afferma Pisetta - come l'offerta economicamente più vantaggiosa nelle gare e il software che verifica il costo del lavoro non congruo, si stanno rivelando insufficienti. L'osservatorio non è ancora operativo, è nella fase iniziale. Invece l'azione ispettiva dovrebbe intensificarsi, anche nei cantieri pubblici».


Il sindacato apprezza lo sforzo che stanno facendo le imprese del settore cercando lavoro fuori dal Trentino, anche all'estero. «È necessario di fronte al taglio dei lavori pubblici. Quando poi c'è un grande appalto come il Not e la Provincia fa tutti quei pasticci nelle commissioni, si aspettino che qualcuno chieda i danni».

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