Tfr in busta paga, l'idea di Renzi preoccupa anche Laborfonds

Il cda di Laborfonds è molto preoccupato per l'ipotesi avanzata dal governo di portare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in tutto o in parte in busta paga. Perché il Tfr costituisce invece la principale risorsa destinata alla previdenza complementare, cioè proprio ai fondi pensione dei lavoratori dipendenti come Laborfonds. «Mi meraviglio del governo - dice il direttore  Giorgio Valzolgher  - Il Tfr è salario differito, cioè una forma di risparmio. Tutte le riforme fatte finora hanno spinto perché andasse a promuovere la previdenza complementare. La scelta di metterlo in busta paga per favorire i consumi finisce per bruciare risparmio, sarebbe la negazione della previdenza complementare»

di Francesco Terreri

Il cda di Laborfonds è molto preoccupato per l'ipotesi avanzata dal governo di portare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in tutto o in parte in busta paga. Perché il Tfr costituisce invece la principale risorsa destinata alla previdenza complementare, cioè proprio ai fondi pensione dei lavoratori dipendenti come Laborfonds. «Mi meraviglio del governo - dice il direttore  Giorgio Valzolgher  - Il Tfr è salario differito, cioè una forma di risparmio. Tutte le riforme fatte finora hanno spinto perché andasse a promuovere la previdenza complementare. La scelta di metterlo in busta paga per favorire i consumi finisce per bruciare risparmio, sarebbe la negazione della previdenza complementare».
 
Il Tfr costituisce circa l'80% del patrimonio attualmente gestito da Laborfonds, che si sta avvicinando rapidamente ai 2 miliardi di euro. I contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro sono solo il 20% del totale. «Che ne facciamo dei giovani che hanno messo il 100% del Tfr nel fondo pensione? - prosegue Valzolgher - È meglio renderlo spendibile subito o è meglio pensare al domani?». A questo si aggiunge il problema delle imprese, a cui viene tolta liquidità che difficilmente sarebbe coperta dal sistema bancario. 
 
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Ma il consiglio di Laborfonds di qualche giorno fa, un cda lunghissimo, si è occupato anche di altre questioni, prima fra tutte il rinnovamento, con la consulenza della società specializzata  Towers Watson , dell'asset allocation di due linee di investimento, quella  Bilanciata , scelta da più di 85 mila aderenti con un patrimonio di oltre 1 miliardo e mezzo di euro, e quella  Dinamica , che ha più di 3.000 aderenti con un patrimonio di circa 60 milioni.
«In entrambi i casi - spiega Valzolgher - riduciamo il rischio aumentando il rendimento. In particolare ampliamo la diversificazione degli investimenti». Significa più obbligazioni e meno azioni, ma anche più Paesi in cui investire. «Il 5% della linea Bilanciata - ricorda Valzolgher - è destinata al  Fondo strategico , cioè agli investimenti locali».
 
Il cda del fondo pensione ha inoltre avviato la procedura per il rinnovo degli organi sociali, previsto da qui alla primavera 2015. Il 13 ottobre il presidente  Antonello Briosi  e il vice  Günther Patscheider  indiranno le  elezioni  per la nuova assemblea dei delegati di Laborfonds. Il giorno dopo, il 14, a Bolzano ci saranno gli incontri sul nuovo regolamento elettorale con i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori. L'assemblea di Laborfonds nell'aprile 2015, oltre a festeggiare i  15 anni del fondo , eleggerà il nuovo cda che vedrà, per le regole di alternanza statutarie e di prassi, un presidente sindacalista trentino (probabilmente della Uil) e un vice imprenditore altoatesino. A fine novembre, infine, si terrà l'ultima riunione dell'attuale assemblea del fondo per votare modifiche allo statuto che consentiranno di allargare la possibilità di adesione ad altri soggetti, in particolare ai lavoratori dell' edilizia , finora soggetti a regole particolari.

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