Mele e grana, stop all'export in Russia

Lo stop della Russia ai prodotti alimentari provenienti dall'Ue inizia già a fare sentire i primi effetti sull'economia trentina. Ieri, ad esempio, prodotti di Trentingrana destinati a Mosca sono stati fermati perché è stato chiarito che la dogana non li avrebbe accettati, in quanto presenti nella lista nera di Putin. Fermate anche le esportazioni di mele del consorzio From, spiegano da Apot, per lo stesso motivo

di Angelo Conte

_DSC2727_5704744.jpgTRENTO - Lo stop della Russia ai prodotti alimentari provenienti dall'Ue inizia già a fare sentire i primi effetti sull'economia trentina. Ieri, ad esempio, prodotti di Trentingrana destinati a Mosca sono stati fermati perché è stato chiarito che la dogana non li avrebbe accettati, in quanto presenti nella lista nera di Putin. Fermate anche le esportazioni di mele del consorzio From, spiegano da Apot, per lo stesso motivo. Da sei mesi, poi, la Russia, dicendo di volersi tutelare dalla brucellosi che aveva colpito carne polacca e lituana, ha già chiuso le porte anche ai salumi, divieto che per la sola azienda trentina (Furlani Carni) che ha le certificazioni per vendere in Russia, ha però avuto riflessi negativi molto limitati sul fatturato.
 
Diverso il caso delle mele che, grazie all'azione commerciale congiunta dei produttori di mele di Trentino e Sudtirolo riuniti nel consorzio From, negli ultimi anni ha raggiunto cifre importanti. L'export di mele regionali verso la Russia si aggira sulle 30.000 tonnellate mentre il fatturato realizzato su quel mercato oscilla tra i 20 e i 25 milioni di euro. «Sì - spiega dalla Turchia dove è in corso Prognosfruit Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot - la cosa ci preoccupa anche perché i competitor di altri paesi, in assenza del nostro prodotto, possono trovano sbocco sul mercato russo: penso alle mele cinesi che sono lì al confine per cui, se la situazione durerà a lungo, è facile che la Cina da lì a poco diventi il principale fornitore della Russia». Dalpiaz chiarisce come da ieri «siano stati sospesi gli invii di prodotti ordinati in precedenza perché diventa certo che non entra in questo momento. Speriamo la cosa cambi nelle prossime settimane».
 
Per una notizia negativa, una positiva che arriva proprio dal convegno turco Prognosfruit. L'Italia rispetta la tendenza generale dei principali paesi produttori europei, con una crescita della produzione attorno all'11%, che porta il quantitativo di mele per la raccolta per la prima volta al di sopra delle 2.300.000 tonnellate. A livello regionale l'Alto Adige presenta un aumento del 8,9% (si arriverà a 1.193.346 tonnellate), il Trentino del 12,1% (si raccoglieranno 516.016 tonnellate). «Quest'anno - aggiunge Dalpiaz - è molto alta anche la qualità delle mele trentine, con la raccolta che dovrebbe partire dopo ferragosto». Al netto delle preoccupazioni per la Russia, la situazione sui mercati è promettente per il Trentino. «Ad esempio in Nord Africa c'è la prospettiva di aumentare l'export» chiosa Dalpiaz. Export sempre più importante per le mele provinciali, visto che il mercato italiano fatica e che la tendenza è a un aumento delle esportazioni (ora va già fuori dall'Italia il 50% della produzione).
Preoccupazione, anche se con cifre molto inferiore, c'è anche al Trentingrana, che alla fiera Anuga a Colonia aveva firmato un accordo per aumentare a qualche centinaia di migliaia di euro l'anno l'export di grana preconfezionato nei supermercati e nei ristoranti di Mosca. «Abbiamo fermato alcuni prodotti in partenza - spiega Gabriele Weber di Trentingrana-Concast - perché sarebbero stati fermati alle dogane. L'obiettivo era di ampliare i nostri rapporti con la Russia grazie all'accordo firmato che era in itinere e che ora si è interrotto».

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