Non concedono il part-time, le mamme lasciano il posto

Mamme lavoratrici con figli piccoli sono costrette a lasciare il posto di lavoro perché dopo la nascita del figlio le aziende non concedono loro il part-time. Lo denuncia Alan Tancredi, segretario della Uiltec Uil del Trentino, facendo un appello agli amministratori, e in particolare all'assessora provinciale alle Pari opportunità Sara Ferrari, perché intervengano legislativamente per arginare «la piaga delle dimissioni delle madri» e favorire il passaggio a contratti a tempo parziale

di Francesco Terreri

lavoro donneMamme lavoratrici con figli piccoli sono costrette a lasciare il posto di lavoro perché dopo la nascita del figlio le aziende non concedono loro il part-time. Lo denuncia Alan Tancredi, segretario della Uiltec Uil del Trentino, facendo un appello agli amministratori, e in particolare all'assessora provinciale alle Pari opportunità Sara Ferrari, perché intervengano legislativamente per arginare «la piaga delle dimissioni delle madri» e favorire il passaggio a contratti a tempo parziale.
«Le lavoratrici - spiega Tancredi con riferimento ai settori che segue, tessile, chimica, energia - si rivolgono spesso al sindacato nel tentativo di convincere le aziende ad accettare temporaneamente un periodo di lavoro a tempo parziale per poter accudire i figli dalla tenera età ai primi anni di scuola. Noi facciamo la nostra parte, ma non esistendo norme di diritto certo su questa tematica difficilmente troviamo soluzioni».
La conseguenza sono le dimissioni delle mamme «perché non riescono a conciliare il lavoro con le esigenze familiari. I contratti nazionali poco ci aiutano perché raramente troviamo norme che obblighino i datori a trasformazioni temporanee dell'orario di lavoro da full-time a part-time».
«Accordi sindacali sul part-time - prosegue ancora Tancredi - siamo riusciti a farne pochi. Uno buono da menzionare è alla Zobele, dove nella parte operaia ci sono 26 part-time da 4 ore su 150 operai e nella parte impiegatizia 9 su 110». Tancredi chiede agli amministratori di «legiferare anche con l'istituzione di fondi ad hoc al fine di tutelare le famiglie. Essere obbligati a scegliere tra il mantenere il posto e la famiglia è per noi una cosa inaccettabile. Riteniamo che debba essere un diritto poter coniugare l'attività lavorativa e la vita familiare, specialmente in uno Stato dove la crescita demografica è bassissima».
«L'ufficio delle pari opportunità ci ha spesso supportato. Anche l'articolo 9 della legge 53/2000 è ottimo, ma viene raramente applicato nelle aziende industriali. Chiediamo un intervento all'assessora Ferrari».

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