Lavoro: ecco la bozza del «Jobs act» di Renzi

In cima agli impegni di Matteo Renzi c'è il Jobs Act, la cui bozza è stata anticipata ieri sera dallo stesso segretario sulla sua e-news. Con una premessa: «Non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori. La voglia di buttarsi, di investire, di innovare. L'Italia può farcela, ma deve uscire da questa situazione di bella addormentata nel bosco. Deve rompere l'incantesimo. Per farlo c'è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi»

di Giorgia Cardini

In cima agli impegni di Matteo Renzi c'è il Jobs Act, la cui bozza è stata anticipata ieri sera dallo stesso segretario sulla sua e-news. Con una premessa: «Non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori. La voglia di buttarsi, di investire, di innovare. L'Italia può farcela, ma deve uscire da questa situazione di bella addormentata nel bosco. Deve rompere l'incantesimo. Per farlo c'è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi». Per Renzi «i dati dell'Istat – che proiettano una disoccupazione giovanile ai record dal 1977 –  sono una fotografia devastante. Bisogna correre, allora. Fermare l'emorragia dei posti di lavoro. E poi iniziare a risalire la china».
Dunque, ecco «un sommario con le prime azioni concrete». L'obiettivo è creare posti di lavoro, «rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l'Italia ha attratto 12 miliardi di euro all'anno di investimenti stranieri, metà della Germania e un terzo della Francia e della Spagna)».
Otto i capitoli del «sistema» Italia analizzati e da cambiare.
 Energia.  Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più con interventi dell'Autorità di Garanzia e riduzione degli incentivi.
 Tasse . Chi produce lavoro paga di meno, chi fa finanza paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell'Irap per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
 Revisione della spesa.  Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
 Azioni dell'agenda digitale.  Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
 Eliminazione dell'obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio.  Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.
 Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico.  Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince un concorso. Un dirigente no.  E così, per la  burocrazia  Renzi punta a semplificare la procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari introducendo poi  l'obbligo di trasparenza : amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Quanto alla creazione di nuovi posti di lavoro, il jobs act conterrà «un singolo piano industriale» con concrete azioni operative per sette settori: cultura, turismo, agricoltura e cibo; made in Italy; tecnologie dell'informazione e della comunicazione; green economy; nuovo welfare; edilizia; manifattura.
E le  regole del lavoro ? Renzi promette la presentazione entro otto mesi di un «codice» che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti. Conterrà la riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno «spezzatino insostenibile» e il «processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti». Ci sarà poi l'assegno universale per chi perde il posto di lavoro, con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro. Prevederà un obbligo di rendicontazione online ex post per tutti i soldi utilizzati per la formazione professionale finanziata con denaro pubblico, criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione e la cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance. Sarà poi avviata un'Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l'impiego, la formazione e l'erogazione degli ammortizzatori sociali. Quindi sarà affrontata una legge sulla rappresentatività sindacale con presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende.
La conclusione: «In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act».

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