«Crisi, toccato il fondo»: ripresa debole solo dal 2014

La ripresa che era attesa per l'estate slitta a fine anno, e sarà «un debole recupero», una inversione di rotta a «passo lento», con un timido +0,2% nell'ultimo trimestre. Uno spiraglio di fiducia alla fine di un 2013 che si chiuderà peggio del previsto, con un Pil in calo dell'1,9%. Mentre la crisi ha bruciato 700mila posti di lavoro, e ne cancellerà altri 117mila per fine 2014.Il quadro delle previsioni economiche di giugno del centro studi di Confindustria taglia «nettamente al ribasso» il Pil atteso per l'anno in cors

La ripresa che era attesa per l'estate slitta a fine anno, e sarà «un debole recupero», una inversione di rotta a «passo lento», con un timido +0,2% nell'ultimo trimestre. Uno spiraglio di fiducia alla fine di un 2013 che si chiuderà peggio del previsto, con un Pil in calo dell'1,9%. Mentre la crisi ha bruciato 700mila posti di lavoro, e ne cancellerà altri 117mila per fine 2014.
Il quadro delle previsioni economiche di giugno del centro studi di Confindustria taglia «nettamente al ribasso» il Pil atteso per l'anno in corso. E lima dal +0,6% al +0,5% la ripresa attesa per il 2014. Stime che coincidono con le nuove previsioni sul Pil italiano di Standard & Poor's, riviste al ribasso dal -1,4 al -1,9% nel 2013 per una recessione che «persisterà probabilmente nei prossimi trimestri», e ritoccate dal +0,4 al +0,5% per il 2014.
Attese per il 2013 peggiori delle stime del governo: se confermate, avverte il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, «rischieremmo di andare già quest'anno oltre il 3%» del rapporto deficit-Pil, sforando i vincoli europei. Rischio che le previsioni degli economisti di Confindustria però escludono.
È in questo scenario che il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, ha espresso «fiducia» al Governo Letta. Per gli imprenditori le misure varate dall'esecutivo sono ancora poco, «molto limitate», ma sono comunque «positive» e si comincia a vedere «un ritorno di politica economica». Per questo Squinzi dice: «Non possiamo perdere l'occasione di far lavorare alacremente e serenamente il governo, che ha di fronte un percorso difficile, ma nel quale nessuno dovrà mettersi di traverso»; per far ripartire il Paese serve una «prospettiva di stabilità di lungo termine, che dia tempo di tracciare e di consolidare un piano di politica economica».
Nella crisi l'Italia ha «toccato il fondo», dimostrano dati come quelli del settore auto, ma al sesto anno di crisi per gli economisti di Confindustria ci sono «nell'economia italiana qua e là segni di fine caduta e, più aleatorie, indicazioni di svolta».
A preoccupare gli industriali sono ancora la stretta del credito che non si allenta, la disoccupazione che per il CsC salirà al 12,4% a fine 2013 e al 12,7% a fine 2014 (14% con la Cig), l'impatto della crisi sulle famiglie che non hanno più la forza di sostenere i consumi. E resta altissimo l'allarme tasse: «La pressione fiscale tocca un picco storico nel 2013, 44,6% del Pil, e rimane insostenibilmente elevata nel 2014, specie quella effettiva, al 53,4%, sottratto il sommerso».
Bene le prime misure per il lavoro, ma vanno presto integrate con misure ad hoc per sostenere le opportunità di Expo2015; bene il rinvio dell'Iva ma è un errore far pesare sugli acconti Irpef e Ires una misura «non prioritaria», dice Squinzi. Che al Governo indica tre priorità: «Il pagamento dei debiti della P.a. per un ammontare più elevato visto che il totale sembra arrivato a 100 miliardi; un intervento deciso sul costo del lavoro per ridare competitività alle imprese; armonizzazione dell'Imu sulle attività produttive». Il ministro Giovannini, dal canto suo, risponde che la disoccupazione tra i giovani da 18 a 29 anni potrebbe diminuire di due punti percentuali (al momento è al 25%), grazie alle misure prese dal Governo per l'occupazione. E l'Istat, in un'audizione alla Camera,  stima in 4 milioni 385 mila i potenziali interessati dagli sgravi di 18 mesi per le assunzioni a tempo indeterminato, secondo quanto previsto dal pacchetto lavoro. Tra questi, 877 mila sono disoccupati mentre «tra il 2008 e il 2012 gli occupati 15-29enni sono diminuiti di 727 mila unità (di cui -132 mila unità nell'ultimo anno) e il tasso di occupazione dei 15-29enni è sceso di circa 7 punti percentuali (-1,2 punti nell'ultimo anno) raggiungendo il 32,5%». In qquesto contesto, la Corte dei conti ha ieri presentato la relazione sul rendiconto 2012 chiedendo di riovedere la spesa, puntando alla crecita e al lavoro perché se «le manovre del 2012 hanno migliorato alcuni saldi, «hanno generato anche effetti depressivi su un'economia, come quella italiana, già in difficoltà» e «le prospettive future non appaiono migliori».

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