Squinzi: anche il Nord è sull'orlo del baratro

«L'obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere»; la strada quelle di «riforme che non sono più rinviabili», a partire da una legge elettorale che garantisca «legislature piene e stabilità governativa». Il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, indica la strada al Governo e sottolinea l'allarme delle imprese schiacciate dalla crisi: se nel Sud su crescita, occupazione e sviluppo si gioca «una vera e propria sfida per la sopravvivenza» oggi anche «il nord è sull'orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il Paese indietro di mezzo secolo»

«L'obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere»; la strada quelle di «riforme che non sono più rinviabili», a partire da una legge elettorale che garantisca «legislature piene e stabilità governativa».
Il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, indica la strada al Governo e sottolinea l'allarme delle imprese schiacciate dalla crisi: se nel Sud su crescita, occupazione e sviluppo si gioca «una vera e propria sfida per la sopravvivenza» - dice all'assemblea annuale di Confindustria - oggi anche «il nord è sull'orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il Paese indietro di mezzo secolo».
Il premier Enrico Letta ascolta in platea, e incassa un appoggio dalle imprese forte ma condizionato: «Se questo sarà il governo della crescita - garantisce Squinzi - noi lo sosterremo con tutte le nostre forze. Della crescita e del lavoro. perchè la mancanza di lavoro è la madre di ogni male sociale».
Governo e imprese siglano così un patto tacito. Già, poco prima in un breve intervento, il presidente del Consiglio aveva aperto la strada: «Siamo dalla stessa parte», ha garantito alla platea di imprenditori; «la politica forse troppo tardi ha capito la lezione, ma ora deve applicare quello che ha capito».
Letta condivide la priorità di «ridare slancio e sforzo all'industria», e indica alle imprese l'obiettivo di avere nel 2020 «il 20% del Pil prodotto dall'industria e dalla manifattura in Italia e in Europa». Agli imprenditori il premier chiede attenzione al capitale umano, impegno per l'internazionalizzazione, tutela dell'ambiente.
Per Squinzi, che indossa una cravatta con i colori del suo Sassuolo Calcio promosso in serie A, visto l'esito elettorale e dopo una stagione di conflitti il governo Letta è «un buon risultato». Al nuovo esecutivo gli industriali chiedono di «avere come pilastro delle proprie scelte la politica industriale». L'obiettivo è «fare una nuova Italia».
Il pressing di Confindustria parte da «domanda e competitività, le due leve su cui agire per ritrovare la strada della crescita». Squinzi si è soffermato anche sul mercato del lavoro, per le imprese ancora «troppo vischioso e inefficiente»: chiede «più flessibilità in ingresso e nell'età del pensionamento», e avverte che «aggiustamenti marginali» sarebbero inutili se non dannosi. Chiede ancora un taglio del cuneo fiscale-contributivo che pesa sul costo del lavoro. E «modernità nelle relazioni industriali», ricordando che il dossier aperto sulla rappresentanza è «a un passo, dopo sessant'anni» da un accordo. Poi semplificazioni, riforma del titolo V, legge fallimentare, i tempi della giustizia civile. Mentre ai sindacati lancia «un invito ad un percorso comune» per una riforma del sistema del welfare. Resta poi alto l'allarme degli industriali per «un fisco punitivo e di intensità unica al mondo. Opaco, complicato, incerto nella norma». Forte preoccupazione anche per la «terza ondata di credit crunch»: 50 miliardi di credito persi in 18 mesi, «un taglio senza precedenti nel dopoguerra».
Nel confronto interno all'associazione degli industriali è in agenda la riforma del sistema, su cui hanno acceso un faro le critiche di Guido Barilla che incassa l'appoggio di Luca Cordero di Montezemolo: occorre affrontare «temi veri, peraltro di cui non si sente più parlare da tempo, a cominciare da quello della concorrenza, che è completamente scomparso dal vocabolario della Confindustria e che, anzi, è diventato ormai quasi un tabù».

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