Fumata nera per Prodi, tutto da rifare

Niente da fare (anche) per Romano Prodi. La quarta votazione si è conclusa con un nulla di fatto e il prof non ha centrato il quorum (504 voti). Sale Rodotà, mentre la Cancellieri, sostenuta dalla lista Monti, ha finito sopra al proprio plenum. Un voto anche per Giulio Andreotti 

Niente da fare (anche) per Romano Prodi. La quarta votazione si è conclusa con un nulla di fatto e il prof non ha centrato il quorum (504 voti). Sale Rodotà, mentre la Cancellieri, sostenuta dalla lista Monti, ha finito sopra al proprio plenum. Un voto anche per Giulio Andreotti.

 

Al via la quarta votazione, nell'Aula della Camera, per l'elezione del Presidente della Repubblica. Da questo scrutinio il quorum è a quota 504.

 

Dopo la doppia fumata nera per Franco Marini, che oggi alza bandiera bianca ritirandosi dalla corsa, Romano Prodi è il candidato al Quirinale su cui punta il Pd. Nome che però trova la netta contrarietà del Pdl, che medita contromosse per stoppare quello che considera una candidatura che "spacca" il Paese, e il 'no' motivato di Mario Monti, che cala sul tavolo la carta Anna Maria Cancellieri, su cui potrebbe convergere, oggi, il partito di Silvio Berlusconi.

 

Anche Beppe Grillo insiste sul suo candidato, Stefano Rodotà, anche se il costituzionalista dice di non voler essere di ostacolo nel caso in cui i Cinque Stelle decidessero di puntare su altri candidati. Ma è Beppe Grillo a stroncare qualsiasi illusione: "Nessuno in M5S si è mai sognato di votare Prodi e non se lo sognerà nemmeno in futuro". I candidati, dunque, restano tre. E così, complice il rischio - sempre alto - di 'franchi tiratori' fra i democrat, l'elezione del professore bolognese non pare affatto scontata. La Cancellieri, al momento, anche con l'appoggio del centrodestra non supererebbe i 342 voti. Stefano Rodotà, il più votato nel terzo scrutinio (dove le schede bianche sono state 465) ha incassato 250 preferenze. Più dei voti a disposizione di grillini e Sel.

 

Prodi ha ottenuto solo 22 preferenze, ma solo perché è il candidato del quarto scrutinio, quando il quorum si abbasserà a 504. Ma restano le incertezze. Perché se è vero che il professore sulla carta conta 500 voti (calcolando i Grandi elettori di Pd, Sel, socialisti, Svp, centro democratico e altri), è altrettanto vero che nel segreto dell'urna, come dimostra l'esperienza di Marini, le cose possono cambiare. Per questo nel Pd c'é massimo allarme. Timore plasticamente dimostrato dal tentativo di Ricardo Levi (ex portvoce di Prodi) e Dario Franceschini di convincere Scelta Civica a convergere sull'ex presidente della Commissione europea. Ma il professore, intercettato dai due esponenti del Pd nel bel mezzo del cortile di Montecitorio, non cede e conferma che per il Quirinale serve una figura gradita anche dal centrodestra.

 

Secondo Berlusconi, "la candidatura di Marini è stata accantonata violando la parola data. Secondo l'articolo 87 della Costituzione il Capo dello Stato rappresenta l'unità nazionale. Per questo ci eravamo resi disponibili ad una candidatura condivisa, anche se non espressione del nostro partito. In una rosa di cinque nomi proposta dal Pd avevamo individuato il nome di Marini e lo abbiamo lealmente sostenuto alla prima votazione. Stanno occupando tutte le istituzioni con il 20% dei voti".

 

Anche la Lega Nord non parteciperà alla quarta votazione per il presidente della Repubblica. Lo ha deciso l'assemblea dei grandi elettori del Carroccio, su proposta del segretario federale, Roberto Maroni.

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