Albergatori di Levico:  «Zero prenotazioni estive»

La preoccupazione di Roberto Crivellaro, presidente degli albergatori levicensi affiliati ad Asat, per la nuova stagione. E dice: «Le analisi meteo nazionali fanno terrorismo, a Pasqua e Pasquetta a Levico al pomeriggio c'era il sole... È terrorismo mediatico che si aggiunge all'incertezza del quadro politico e alla ridotta capacità di spesa»

di Roberta Boccardi

laghi di Levico e CaldonazzoLEVICO - «A tutt'oggi i booking (il piano delle prenotazioni) per l'estate sono vuoti, e manca un mese all'apertura della stagione termale». Roberto Crivellaro , presidente degli albergatori levicensi affiliati ad Asat, anticipando i temi della prossima assemblea di categoria, esprime una preoccupazione «che va al di là delle ideologie, dei buoni intenti politici sia provinciali che dei nostri nostri amministratori, perché noi al 30 del mese la rata del mutuo la dobbiamo pagare».
Insomma, anche l'industria del turismo levicense è in crisi?
Contando 30 alberghi con dieci dipendenti in media ciascuno, più le famiglie degli albergatori, siamo 350 famiglie che vivono nell'incertezza. Non solo, a ricaduta ne risentono anche i nostri artigiani e il mondo commercio: è un concatenamento. Ed è escluso che Levico possa puntare su altri comparti: morfologicamente è sempre stata una zona turistica e sono stati investiti svariati milioni di euro da parte di imprenditori che oggi sono tutti con l'acqua alla gola. Se poi ci si mettono anche le previsioni meteo....
Anche lei come il presidente del Regione Veneto?
Le analisi meteo nazionali fanno terrorismo, a Pasqua e Pasquetta a Levico al pomeriggio c'era il sole... È terrorismo mediatico che si aggiunge all'incertezza del quadro politico e alla ridotta capacità di spesa.
Un'analisi disastrosa che si basa su dati concreti?
Il nostro target è il cliente italiano medio che è anche quello che risente di più della crisi economica, con soggiorni che durano solo due o tre notti. Se a questo aggiungiamo che la Valsugana, in proporzione ad altre realtà della provincia, è una valle bistrattata soprattutto per gli investimenti nel comparto turistico, si capisce come io e i miei colleghi siamo con il fiato corto, e non riusciremo a sopportare ancora per molto questa tassazione e questa crisi della spesa che altre località, con una diversificazione della clientela, riescono ad affrontare con un po' più di respiro.
La Provincia ha messo sul piatto 22 milioni di euro per il rilancio della Panarotta, a che punto è il Tavolo con Trentino Sviluppo?
È un «working in progress»: si sta analizzando, si stanno facendo le dovute valutazioni, ma non c'è ancora nulla di definito.
Che conseguenze avrà il «no» di Roncegno Terme?
È una questione politica. Io siedo al tavolo come invitato per l'impatto sul comparto turistico e l'offerta turistica della valle, ma i principali attori sono i sindaci e Trentino Sviluppo.
Ma come giudica il lavoro che si sta facendo?
Si sta facendo una valutazione di quale dovrà essere l'immagine della montagna per i prossimi 20 anni.
Il suo auspicio?
Bisogna che questo investimento abbia una ricaduta non solo sul comparto turistico, ma sul valore del tessuto economico della Valsugana. Oggi gli indici immobiliari ci dicono che Campiglio è il primo della lista con 10.000 euro al metro quadro, mentre Levico è al terz'ultimo posto con 2.000 euro. Di base deve esserci una cultura dell'ospitalità, con una cura del dettaglio e un'offerta a 360° che vada bene al ragazzo, alla famiglia e all'ospite anziano. Ma è una mentalità che deve crescere in tutto il comparto. R. B.

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