Indagine sul caro benzina, possibile una class action

Potenzialmente potrebbe essere una delle class action più imponenti degli ultimi anni quella proposta da Codacons in tema di costi della benzina. Un'azione di classe cui potrebbero aderire oltre 34 milioni di automobilisti «dopo la decisione - sostiene l'associazione dei consumatori - del Tribunale di Varese che ha chiesto alle Procure della Repubblica competenti di indagare sull'andamento dei prezzi dei carburanti, ravvedendo gravi indizi di reato»

di Stefano Piffer

Potenzialmente potrebbe essere una delle class action più imponenti degli ultimi anni quella proposta da Codacons in tema di costi della benzina. Un'azione di classe cui potrebbero aderire oltre 34 milioni di automobilisti «dopo la decisione - sostiene l'associazione dei consumatori - del Tribunale di Varese che ha chiesto alle Procure della Repubblica competenti di indagare sull'andamento dei prezzi dei carburanti, ravvedendo gravi indizi di reato». In sostanza, secondo il Codacons, tutti quelli che negli ultimi 5 anni hanno fatto rifornimento di carburante nei distributori delle compagnie petrolifere citate dal gip di Varese (Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Kuwait Petroleum, Api) potrebbero costituirsi parte offesa nel procedimento e avviare l'iter per ottenere un risarcimento in quanto soggetti danneggiati da reato. «Questo perché - sostiene ancora l'associazione - una volta dimostrata l'alterazione anomala dei listini e l'esistenza di speculazioni atte a mantenere elevati i prezzi di benzina e gasolio, chiunque sia in grado di provare i rifornimenti potrà chiedere un risarcimento per il danno economico subito».
A questa azione di gruppo, che potrebbe uscire dai confini lombardi ed estendersi in tutto il Belpaese, guardano di buon'occhio anche i benzinai. Visto che l'ipotesi di reato non sarebbe alla pompa, ma all'interno degli uffici delle multinazionali. «Noi possiamo dire che ci aggiungiamo a quello che Codacons predica da tempo - commenta Federico Corsi della Faib Confesercenti del Trentino -. Siamo anche noi automobilisti che devono fare rifornimento e un po' di trasparenza non farebbe male a questo settore. Sarebbero molte le domande da fare, a partire da come viene composto il prezzo di un litro di carburante ad esempio».
Un benzinaio non lo sa? «A noi è chiaro quanto ci rimane in tasca che è pochissimo (4 centesimi lordi al litro, ndr) e possiamo sapere quanto entra allo Stato con le accise. Ma i costi di estrazione, come si estrae, l'impegno economico richiesto e queste cose, sono un mistero».
Capita spesso che le persone pensino che siate voi a decretare il prezzo che si vede esposto? «Assolutamente sì. Spesso si fa questo errore e veniamo visti come quelli che possono controllare il mercato. In realtà noi contiamo veramente poco, siamo solo gestori e il nostro compito si limita alla distribuzione di un prodotto. Siamo solo al servizio dell'erogazione. Fino a un certo punto, peraltro».
In che senso? «Nel senso che una volta ci vedevate sempre sugli impianti. Adesso sempre meno, visto che è partito un grande rinnovo da parte delle compagnie che spingono per i sistemi automatici. Anche questo fa comprendere quanto poco conti il gestore».

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