Subaru via,  Tokyo conferma

La notizia, ufficializzata durante l'incontro avvenuto venerdì scorso nella sede di Confindustria tra i rappresentanti di sindacato, Provincia e impresa, ha raggelato le speranze delle lavoratrici e dei lavoratori di Ala. I dipendenti, riuniti in assemblea dopo l'incontro, hanno quindi deciso di tornare a scioperare. E lo faranno ad oltranza finché non otterranno nuove risposte dall'azienda dopo le contestazioni che sono state mosse dai sindacati durante l'ultimo incontro 

subaru alaALA - Il presidente della filiale italiana della multinazionale nipponica Subaru, Tashiko Kageyama, ha confermato la volontà dei vertici aziendali a Tokio di spostare la sede italiana da Ala a Milano e concentrare su questa la gestione di tutti i mercati dell'Europa meridionale, anche a fronte di un bilancio di Subaru Italia chiuso in perdita nel 2012.

 

La notizia, ufficializzata durante l'incontro avvenuto venerdì scorso nella sede di Confindustria tra i rappresentanti di sindacato, Provincia e impresa, ha raggelato le speranze delle lavoratrici e dei lavoratori di Ala. I dipendenti, riuniti in assemblea dopo l'incontro, hanno quindi deciso di tornare a scioperare. E lo faranno ad oltranza finché non otterranno nuove risposte dall'azienda dopo le contestazioni che sono state mosse dai sindacati durante l'ultimo incontro.


Il documento arrivato da Tokyo, infatti, esplicitava le ragioni del trasferimento da Ala a Milano in tre punti. La motivazione principale sarebbe data dalla perdita di bilancio fatta registrare da Subaru Italia nell'esercizio 2012. Perdita che è stata coperta dalla casa madre e che l'azienda intende contrastare accentrando le sedi dell'Europa meridionale a Milano, centro considerato strategico dall'azienda.


La «giustificazione» non è piaciuta ai sindacati, che hanno replicato. «Prima di procedere a qualsiasi trasferimento sarebbe logico che Subaru Italia acquisisse ad Ala la gestione dei mercati del sud Europa per poi discutere del possibile trasferimento di sede - argomentano -. Tra l'altro dal 2006 ad oggi le quote di mercato di Subaru in Italia sono costantemente cresciute (e l'Italia è seguita da Ala), in Svizzera sono calate (e l'importatore svizzero è a Zurigo), in Germania sono calate (l'importatore tedesco è a Francoforte), la media europea è calata (seguita in gran parte da Bruxelles). Ciò prova che gestire il mercato di riferimento in un centro piccolo e decentrato non risulta penalizzante». E poi c'è una questione di costi, secondo il sindacato: «Lo spostamento di sede aumenterebbe i costi a carico del bilancio della sede italiana in quanto andrebbero sostituite la professionalità degli addetti che non potessero trasferirsi a Milano».


Su tutte queste obbiezioni però non c'è stata una risposta da parte dell'azienda e l'incontro si è chiuso con l'annuncio della ripresa delle azioni di lotta. «I lavoratori di Subaru Italia di Ala - spiega la Fiom Cgil in una nota - in sostanza non accettano di dover prendere atto di una decisione che neppure l'azienda è in grado di motivare e, pertanto, intendono lottare per far rimanere la sede della multinazionale in Trentino». Incroceranno le braccia a partire da domani, in uno sciopero annunciato ad oltranza.

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