Spettacolo

Il regista Luciano Cannito racconta la nuova versione italiana del musical "Fame. Saranno famosi”

In scena sabato 9 e domenica 10 marzo a Trento di Trento

di Fabio De Santi

TRENTO. Un gruppo di ragazzi, la loro passione e la loro dedizione per il mondo dello spettacolo, una storia che continua a conquistare ed emozionare nuove generazioni di pubblico ed ispirare i giovani talenti. E’ questa la dimensione del musical “Fame. Saranno famosi" in scena all’Auditorium S. Chiara sabato 9 marzo alle 21 (sold out) e domenica 10 alle 17 con pochissimi biglietti ancora disponibili. Un musical (qui nella foto di Valerio Polverari) pieno di energia, intenso e coinvolgente che oltre a proporre la famosissima canzone “Fame” vincitrice di un Academy Award, ha una colonna sonora con orchestrazioni moderne, nuove coreografie in collaborazione con un team di talenti della tv e del teatro musicale italiano. Di questo musical abbiamo parlato con Luciano Cannito che qui unisce l’esperienza di regista a quella di coreografo internazionale.

Luciano Cannito, cosa rappresenta per il suo immaginario “Fame. Saranno Famosi”?

“Direi che evoca l’icona del sogno di chi vuole far parte del mondo dello spettacolo. “Fame” è stato il primo esempio di drammaturgia che ha messo in scena le emozioni dei giovani ovvero entrare nel mondo dello spettacolo ovvero a realizzare un loro sogno. Non a caso “Amici” di Maria de Filippi” quando è nato si chiamava “Saranno famosi” perchè voleva ripercorrere e raccontare dal di dentro cosa provano i ragazzi che hanno una passione nel campo dell’arte”

A cosa si è ispirato maggiormente per questo musical: il film o la serie tv diventata un vero e proprio cult della cultura pop?

“La serie tv era nata proprio quando stavo vivendo quelle stesse cose. Evidentemente ogni persona che ha fatto di quella passione un lavoro se l'è visto cucito addosso nelle cose che accadevano giorno dopo giorno. La motivazione che mi ha spinto a mettere in scena questo spettacolo è che mi sono reso conto che i vari talent in tutto mondo partono sempre dallo stesso punto drammaturgico che è la favola di Cenerentola, la mamma di tutte le favole: al centro c’è sempre una persona che non si sente all’altezza di realizzare quello che vuole ma che cerca di farcela con tutte le sue forze e mettendocela tutta riuscirà a realizzare il proprio sogno.

Lei ha trasportato la storia nei nostri giorni: come mai?

“Per me questo racconto non ha età. Se pensiamo a “Fame” la nostra mente ci porta inevitabilmente agli anni ottanta che oggi sembrano lontanissimi dal punto di vista estetico, del linguaggio perchè il mondo è cambiato drasticamente a fine anni novanta con l’avvento del digitale. Allora ho pensato che questo tipo di prodotto, che potrebbe sembrare vecchio o superato, non lo è affatto e vivendolo tutti i giorni nel mio lavoro so che i processi, le emozioni, le passioni sono e rimangono gli stessi. Abbiamo fatto un restyling che lo ha riportato ai nostri giorni tenendo però invariato il testo. Ho solo trasferito la storia dalla scuola superiore all'università per poter lavorare con professionisti e non solo con giovani talenti”.

La colonna sonora è la versione originale di Broadway in questo show ha una dimensione diversa.

“Sì, ho voluto che le canzoni fossero suonata dal vivo e per questo ho creato una scenografia in cui i musicisti sono in qualche modo incastrati nello spettacolo. Gli arrangiamenti non sono quelli degli anni ottanta ma sono più dinamici in linea con l’idea di riportare lo spettacolo ai giorni nostri. C’è una batterista straordinaria e visto che anche nella storia un personaggio è una batterista, mi diverto a giocare con questo sdoppiamento.

Fra i protagonisti Barbara Cola, Garrison Rochelle e Lorenza Mario.

“Nel testo originale c’è il professore di recitazione che ha un accento straniero e per questo ho deciso di farlo impersonare a Garrison. Lorenza Mario è la maestra di danza mentre Barbara Cola è la preside dell’istituto. Sono tutti straordinari, compresi i nomi meno conosciuti perchè alcuni personaggi, per esempio Tyrone, Carmen o Serena (i nomi sono diversi rispetto alla serie tv e al film) sono stati affidati ad artisti mai visti sulle scene che ho scelto facendo audizioni in tutta Italia. Scoprire nuovi talenti è davvero una delle bellezze del nostro lavoro”.

Qual è la chiave del successo del vostro “Saranno famosi“.

“Il successo che sta avendo, che è andato oltre alle mie aspettative, forse è dovuto proprio al fatto che viene visto come qualcosa di contemporaneo, che può succedere in questo momento a New York come a Roma o a Milano. Gli attori hanno un’energia coinvolgente e si sviluppa un’empatia col pubblico, un senso di positività trasmesso da giovani che anche nelle sofferenze raccontano un pezzo di mondo giovane bello, trasparente e pulito. I ragazzi che hanno una motivazione sono ragazzi che cambiano il mondo”.


 

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