Cinema / Intervista

Cecilia Bozza Wolf: la montagna contro i pregiudizi e le voci che creano emarginazione

Parla la giovane filmaker trentina che oggi, sabato, presenta in anteprima al cinema Vittoria il suo "Rispet", girato in val di Cembra, ultima proiezione in calendario per il Film Festival. «Esiste il preconcetto per cui in montagna non si può che vivere sereni, immersi nell’idillio alpino costellato di prati verdeggianti, limpidi ruscelli e panorami mozzafiato...»

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TRENTO. Ha come sfondo la Val di Cembra Rispet il lungometraggio d’esordio della giovane filmaker trentina Cecilia Bozza Wolf.

Una pellicola che sarà svelata in anteprima, oggi, sabato, alle 21 al Vittoria, nell’ultima proiezione del Trento Film Festival. Un momento importante per Cecilia Bozza Wolf che anche in questo caso, come accaduto con il corto Vergot, scelto di lavorare con un cast di attori trentini non professionisti, con i quali ha intrapreso un percorso intenso per fare emergere sentimenti, emozioni ed esperienze di vita vissuta, che in parte hanno trovato spazio nelle storie dei protagonisti del film.

Cecilia Bozza Wolf, che effetto le fa chiudere con il suo lungometraggio il Trento Film Festival?

«Diciamo che c'è un po' di sano cuore in gola soprattutto da quando abbiamo saputo che la proiezione di stasera è sold out; poter presentare il film “in casa”, in un evento importante e prestigioso come il Trento Film Festival è per me, per il cast e i professionisti del cinema trentini che ci hanno lavorato, tra cui la mia inseparabile direttrice della fotografia Michela Tomasi, è un grandissimo privilegio e la concretizzazione di un piccolo sogno dato che molti di noi sono cinefili e frequentano da anni il Festival. Inoltre, nonostante Rispet racconti la storia di un paese di montagna d'invenzione, poterlo vedere proiettato in Trentino, dove è stato girato, è una grandissima soddisfazione ma soprattutto una bella sfida, perchè vuol dire avere un “ritorno” da chi, le situazioni che il film racconta, le vive, le ha vissute o quantomeno conosciute o percepite. Si potrebbe in un certo senso affermare che questo tipo di persone rappresenta il primo importante pubblico a cui “Rispet” si è sempre voluto rivolgere».

Un Festival che le ha dato già soddisfazioni nel 2017 grazie al premio ottenuto con il documentario “Vergot” e adesso è tempo di “Rispet”: da quali presupposti nasce?

«La pellicola prende forma da un percorso iniziato insieme a Raffaele Pizzatti Sertorelli. coautore e cosceneggiatore di origini valtellinesi, ormai una decina di anni fa. Entrambi siamo cresciuti in valli di montagna ed entrambi da adolescenti avevamo suonato in una rock band, ma soprattutto entrambi avevamo notato come nei nostri luoghi natii alcune circostanze si ripetessero in maniera simile. Da lì abbiamo iniziato la nostra ricerca, partendo da un documentario girato (e come spesso capita mai finito) dal titolo “Hard Rock Mountain”.

Un lungo lavoro di ricerca.

«Sì, quella fatta in quegli anni è stata fondamentale per poi arrivare, dopo gli studi rispettivamente in regia alla Zelig di Bolzano e in sceneggiatura a Bottega di Finzione di Bologna, a metterci in gioco per affrontare la sfida di approcciarci ad un film di finzione rivisitando criticamente tutte le nostre esperienze, i racconti, le situazioni viste e vissute, i film su cui ci eravamo formati mentre giravamo quel documentario. “Rispet” è in questo senso un intreccio di situazioni e vicende vive, veramente accadute, che messe assieme si trasformano in una storia nuova, di invenzione. Abbiamo iniziato “buttando giù” un canovaccio di struttura narrativa. Sapevamo di voler raccontare un personaggio “diverso” e per questo emarginato dalla comunità in cui vive e sapevamo con che tipo di figure avrebbe dovuto interagire. I personaggi si sono poi delineati più precisamente mano a mano che incontravo le persone che li avrebbero interpretati».

Dove e in quali tempi è stata girata questa pellicola ?

«Ad inizio primavera 2021 in Val di Cembra, in gran parte nel comune di Cembra Lisignago. Abbiamo avuto circa 4 settimane di riprese. Ma prima c'è stato un lungo periodo di sviluppo e preparazione sia in termini di scrittura che di lavoro con gli attori. Decisivo è stato per noi l'appoggio della comunità del paese di Cembra Lisignago: abbiamo trovato persone meravigliose che si sono spese senza sosta per darci una mano, aiutandoci a reperire location, oggetti di scena, contatti eccetera. Molti sono diventati anche comparse e appaiono all'interno del film. Tutti loro hanno contribuito attivamente e con entusiasmo alla realizzazione del film».

Fra l’altro vi trovavate in un momento complesso.

«Sì, eravamo in piena pandemia con tutto il carico di ansie e di regole che questo comportava: tamponi, numeri ridotti di comparse, rischio che le riprese venissero bloccate ecc. e anche in questo la comunità ci è stata vicina e ci ha supportati. In breve “Rispet” è un film che ha molto a che fare con il concetto di comunità, perchè racconta di una comunità inventata, è stato sostenuto da una comunità in carne e ossa che ha aiutato a renderlo possibile e credibile e infine ha reso molti di noi -che ci abbiamo lavorato e creduto- membri di una piccola comunità a nostra volta».

Qual è il filo conduttore?

«Esiste il preconcetto per cui in montagna non si può che vivere sereni, immersi nell’idillio alpino costellato di prati verdeggianti, limpidi ruscelli e panorami mozzafiato. Eppure osservando quei panorami meravigliosi, si notano delle deliziose casette in cui vivono delle persone in carne e ossa con sentimenti e aspirazioni propri e non sempre la loro vita è una fiaba a lieto fine. Ma esternare al mondo le proprie ombre non si ritiene appropriato. Mostrarsi fragili è inaccettabile se non disdicevole. E le spietate “voci che girano” possono divenire un marchio indelebile nel tempo creando pregiudizi ed emarginazioni».

Veniamo ai protagonisti.

«Gli attori sono tutti, a parte Marco Tizianel, non professionisti, anche se dopo quattro anni di lavoro chiamarli così è davvero riduttivo. Corvaz/Alex Zancanella viene da “Vergot” mentre Mara Paolazzi interpreta il ruolo della barista e che effettivamente stata barista a Cembra per molti anni. Denis Rossi e Luca Bertoldi li abbiamo conosciuti girando il video per la loro band, i Black Circus. Ci sono poi i volti di Lino Mottesi, Paolo Nardon, Thomas Zanotelli, Daniela Filippi, Angela Sebastiani, Tiziana Tognolli, Ermano Gottardi, Emanuele Montibelle e Saverio Sculli».

Da che musica è accompagnato?

«La colonna sonora è stata composta dai Destrani lo stesso duo cembrano che aveva realizzato le musiche per Vergot. Loris Frismon e Alex Zancanella hanno fatto un grande lavoro di ricerca sui suoni, alcuni dei quali tipici del territorio. Abbiamo lavorato sinergicamente partendo dall'intenzione di fondere delle atmosfere western con l'anima decisamente rock che caratterizza la band e di mescolare il dialetto trentino con l'inglese».

Per realizzare “Rispet” ha ottenuto il sostegno di entrambe le film commission regionali, Idm Film Commission Südtirol e Trentino Film Commission.

«Queste due Film Commission portano nei nostri territori produzioni da tutto il mondo e sono realtà di grande pregio a livello internazionale. Decisamente una bella scommessa quindi dare sostegno a un film oggettivamente difficile come “Rispet” che è mette in luce complessità e ombre del territorio, è parlato in dialetto, recitato da un cast di attori non professionisti, ed è la mia opera prima di finzione e opera prima anche per molti altri capi reparto della troupe. Un rischio che questi due enti hanno deciso di correre e il loro sostegno è andato e va ben oltre a quello più squisitamente economico».

Prima Vergot e ora Rispet: il prossimo tassello della sua produzione, nelle sue intenzioni, guarderà ancora al Trentino?

«E' presto per dire con certezza se e quanto avrà a che fare con il Trentino, ma sicuramente avrà a che fare con la montagna e i suoi abitanti. Anche se questa volta ci approcceremo con un genere nuovo, ovvero quello della commedia, un po' nera però...e con qualche sfumatura arcobaleno».

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