Spettacoli / Intervista

«Ecco come abbiamo trasformato i classici del rock in brani per orchestra sinfonica»

Parla Nick Savio, chitarrista, produttore e compositore, in scena a Trento sabato 4 febbraio con i Symphonika: «Obiettivo oortare i classici del rock a una platea il più possibile eterogenea con un mix tra rock e musica classica»

di Fabio De Santi

TRENTO. Smoke on the water, The final countdown, The show must go on, Starway to heaven, Don't cry, Still loving you, Paranoid e Nothing else matters. Questi alcuni classici del rock proposti oggi, sabato 4 febbraio, all'Auditorium di Trento dai Symphonika nel loro live “On the rock” (ore 21; teatro sold out).

Un tributo alle leggende del rock che intreccia una band di musicisti con grande esperienza live e a un’orchestra sinfonica quello ideato con i Symphonika nasce da Nick Savio, chitarrista, produttore e compositore.

Nicola Savio: quali le origini del progetto Symphonika?

«L’idea è del 2015 ma è diventata realtà solo l'anno successivo perchè non era facile concretizzare il tutto, iniziare ad arrangiare i pezzi compatibilmente con i miei impegni discografici perchè avevo dei contratti da onorare per altri progetti. Vengo dalla produzione musicale e il fatto di avere uno studio ha facilitato gli arrangiamenti per testare i pezzi che funzionavano. Avevamo un’idea ben precisa di cosa far uscire ma tutto ciò ha richiesto del tempo».

Quale l'obiettivo?

«Portare i classici del rock ad una platea il più possibile eterogenea con un mix tra rock e musica classica. Venendo dal mondo del metal che è una nicchia molto chiusa avevo voglia di fare il contrario, di poter suonare in festival, in posti all’aperto dove ci fosse gente di qualsiasi età, senza darsi dei paletti di pubblico. Il bello dei Symphonika è che può venire a vederti il bambino coi genitori così come il nonno perché la maggior parte dei pezzi sono classici davvero senza tempo che tutti conoscono».

Veniamo a "On the rock".

«La scaletta è una vera e propria carrellata fra alcuni dei maggiori successi targati Pink Floyd, Beatles, Queen, Scorpions, Deep Purple, Led Zeppelin, Guns & Roses, Led Zeppelin, Rolling Stones e Beatles. Noi li proponiamo in un arrangiamento con orchestra e diversi cantanti. Di base le voci sono due ma coinvolgiamo sempre degli ospiti per dare un po’ di varietà e catturare l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo che è di circa due ore».

Oltre la musica anche lo show...

«Certo, puntiamo su un forte impatto visivo, cerchiamo di curare sempre il live e lo show è fatto in modo tale che l’immagine faccia parte dello spettacolo. Non c’è un concerto dei Symphonica senza led, luci o laser. Sarebbe una band che suona con l’orchestra mentre noi vogliamo mantenere anche l’atmosfera di un concerto rock!».

Quale la maggior difficoltà nell'intrecciare le note di una rock band a quelle di un'orchestra?

«Non è semplice ma quando sei abituato a fare delle produzioni e a mettere le cose in fila, allora si tratta di un discorso organizzativo che alcuni musicisti fanno fatica a fare perchè non sono predisposti: magari sono dei grandi virtuosi dello strumento ma non si sanno organizzare. Invece devi porti un obiettivo e avere un piano di lavoro, così puoi andare avanti, se no non funziona. Poi devi avere anche una squadra, io lavoro con persone di cui mi fido, che già conoscevo e che hanno alle spalle collaborazioni importanti.

In tutto questo è stato fondamentale la collaborazione con Fabrizio Castania al mio fianco nel curare gli arrangiamenti di tutti i brani che suoniamo».

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