Garda / La storia

Giulia Castorina, la passione musicale che diventa terapia: «Le note mi accompagnano da quando avevo sei anni»

L'artista ventiseienne di Riva, laureata in canto moderno al conservatorio Bonporti, ha poi conseguito la magistrale in musicoterapia al "Frescobaldi" di Ferrara. «Una colonna sonora è il primo elemento in grado di evocare un ricordo, senza musica è come se, di fronte a uno schermo, stessi guardando solo delle immagini scorrere»

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di Elena Piva

RIVA DEL GARDA. Compagna di vita sin dalla tenera età, la passione musicale di Giulia Castorina, ventiseienne di Riva del Garda, ne ha forgiato la determinazione e l’entusiasmo di sperimentare nuove strade. Nelle scorse settimane, con quell’amica speciale sul palco, ha stretto il «Premio del doppiaggio cantato Ernesto Brancucci» (categoria Over 18) nelle vesti di vincitrice dell’evento inserito all’interno del sesto «MusicFilm. Festival delle colonne sonore», la cui finale si è svolta al teatro comunale di Ferrara immergendo in un patrimonio comune tra compositori, doppiatori, attori e registi.

Nel marzo 2020 aveva musicato il testo di una canzone scritta da Claudia Gino, cittadina rivana, inviato allo «Zecchino d’Oro». Laureata alla triennale di canto moderno al Conservatorio F. A. Bonporti di Trento, ha conseguito la magistrale in musicoterapia al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara; dopo aver insegnato canto come supplente alla scuola musicale Opera Prima di Mori e alla Smag, ha iniziato a percorrere la strada del doppiaggio canoro. Quando ha scorto su Instagram la locandina del concorso dedicato al doppiaggio cantato ha sentito la forza giusta per mettersi in gioco a livello nazionale. Il primo posto è arrivato inaspettatamente, nonostante l’influenza e la tracheite avessero costretto Giulia a non dare il 100%.

Quale valore racchiude una colonna sonora?

«Trovo sia il primo elemento in grado di evocare un ricordo, senza musica è come se, di fronte a uno schermo, stessi guardando solo delle immagini scorrere da sole. La musica le rende vive, dà emozione e innesca molteplici stati d’animo. Basti pensare ai film Disney che ancora oggi portiamo nella nostra mente. Torniamo tutti bambini, anche da grandi».

Come ti sei preparata all’esibizione ferrarese?

«Il concorso si è svolto prima con una selezione telematica, durante la quale è stato richiesto di mandare alcune clip delle nostre esibizioni tramite email, dopodiché sono stati selezionati dodici finalisti, tre per ogni categoria: canto over 18, canto under 18, doppiaggio cantato e doppiaggio. Giunta alla semifinale, ho ricevuto un brano tratto dal film d’animazione “Aladdin”, “La mia voce” cantata dalla principessa Jasmine. Ero molto spaventata date le difficoltà del brano, quindi ho deciso di prepararmi al meglio, ho seguito una lezione di canto che mi ha aiutata molto. Quando il mio nome è stato chiamato per primo tra i finalisti sono rimasta scioccata, non me lo aspettavo, ero in gara con altri partecipanti validissimi. Due settimane dopo mi sono ritrovata sul palcoscenico del Teatro Comunale di Ferrara per la finale. Purtroppo stavo male, avevo la tracheite ed ero piena di malanni. Non ho cantato al massimo delle mie potenzialità, ma ero felicissima di potermi esibire avendo alle spalle l’incredibile “Ferrara Film Orchestra” diretta dal Maestro Roberto Toschi, è stato emozionante, un’esperienza che mi ha segnata e gratificata».

Hai una colonna sonora preferita?

«Il concorso rappresentava l’intero universo della Disney, dai cartoni animati a film d’animazione usciti negli scorsi anni, ragion per cui decidere quale sia la mia colonna preferita risulta difficilissimo. Forse se la contendono la Sirenetta e Il Re Leone, ma devo ammettere che ciascun brano dei meravigliosi film Disney detiene da tempo un pezzo del mio cuore, non c’è una canzone che non mi riporti all’infanzia. Comunque, si pensa sempre siano solo rivolti ai più piccoli: non è così, abbiamo molto da imparare. In ciò che faccio e spero di poter continuare a fare, mi ispiro sicuramente ad Ernesto Brancucci, fondatore dell’Accademia Ermedilo di Roma, dove potrò svolgere dieci lezioni di doppiaggio cantato quale premio e borsa di studio del primo posto».

Cosa provi quando ti esibisci nell’Alto Garda con la tua band, “Black Lady”?

«Devo dire che trascorriamo sempre dei momenti divertenti. Ci siamo trovati in conservatorio diversi anni fa e abbiamo deciso di fondare un gruppo che fosse nostro. Piano piano, nel tempo, è cresciuto quanto il nostro impegno, siamo contenti di essere chiamati dalle persone per eventi, serate o manifestazioni e abbiamo molto seguito. L’arrivo della pandemia ci ha demoralizzati, come del resto è capitato a tutti gli artisti del settore: sono stati due anni impegnativi, ma ora abbiamo ripreso a pieno regime e siamo molto entusiasti. Abbiamo in progetto di dare vita a qualcosa in studio. È davvero arricchente poter suonare a Riva, a casa, e constatare che la gente ci apprezza. Il nostro è un genere internazionale, in estate la musica è capace di unire residenti e turisti.

La musica una compagna di vita: diventa mai nemica?

«Mi affianca da quando ho sei anni, con il pianoforte e i concerti però sì, accade che in alcuni frangenti diventi una nemica. La musica ha mille sfaccettature, che si mostrano in base al proprio stato d’animo, talvolta potrebbe infastidire o fare del male ma il 99% delle volte è vita per me».

Insegni ancora musicoterapia?

«Mi sono laureata a marzo alla biennale di musicoterapia, ho concluso i miei studi d’ambito ed è un mondo che mi intriga, ricco di particolarità e altrettante complicazioni. Ho vissuto la prima esperienza quest’anno presso i centri estivi del “Casa Mia”, periodo durante il quale abbiamo realizzato un progetto laboratoriale con ragazzi iscritti: una canzone con la quale festeggiare il centesimo anniversario dell’ente. In ambito scolastico e terapeutico non ho ancora avuto modo di lavorare, serve tanta formazione ma la passione e l’interesse non mi mancano.

È una porta che mai chiuderò perché mi coinvolge, spero possa diventare una sfaccettatura della mia carriera. Prima di partecipare al concorso di Ferrara, la mia aspirazione era quella di entrare nel mondo dell’insegnamento musicale e aprire uno studio nell’Alto Garda, dove poter impartire lezioni di canto, pianoforte e musicoterapia.

Oggi però, sono pronta a sondare il territorio e provare a vedere se a Roma vi sia qualche possibilità formativa e lavorativa per me, per accrescere il mio bagaglio anche in questo ambito. Non vorrei lasciare questa possibilità lì e non provarci. È un’incognita al momento il pensiero di uno scopo a lungo termine, devo scoprire da che parte dirigermi, sicuramente il mio futuro parlerà di musica».

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