Musica / Intervista

Caterina Cropelli: «Le canzoni come stanze della mia casa»

La cantautrice della val di Sole racconta il nuovo album "In queste stanze piene": «Mi sono resa conto a fine disco che in quasi tutte le canzoni scritte in questi due anni c’è la parola casa. L’ho interpretato come un bisogno ma anche come una presa di coscienza su dove provare ad andare...»

di Fabio De Santi

TRENTO. Un viaggio tra leggerezza, empatia, sensibilità e consapevolezza, un turbinio di emozioni che confermano l’impronta delle canzoni di Caterina, che come un arcobaleno restano sospese tra la pioggia e il sole.

Viene descritto così il secondo album di Caterina Cropelli "In queste stanze piene" lanciato in digitale e su compact disc e che esce per Fiabamusic / distribuzione Ada Music Italy.

Undici tracce, quattro già svelate come singoli, arrangiate da Clemente Ferrari e legate a quel pop d’autore che già aveva segnato il debutto della cantautrice della Val di Sole.

Caterina, cosa raccoglie “In queste stanze piene”?

«Mi sono resa conto a fine disco che in quasi tutte le canzoni scritte in questi due anni c’è la parola “casa”. L’ho interpretato come un bisogno ma anche come una presa di coscienza su dove provare ad andare. Per questo “in queste stanze piene” perché questo album è come una casa e le canzoni sono le stanze che ho aperto e che, forse, hanno delle altre porte, degli altri passaggi segreti».

Il secondo lavoro è sempre una prova difficile specie, come nel tuo caso, se il primo ha trovato una notevole attenzione: come si è posta a riguardo?

«Non mi sono posta troppe domande, ho pensato solo a fare il mio. Sicuramente rispetto al primo disco, dove nessuno si aspettava nulla, qui un po’ di insicurezza in più c’è stata, ma ho allontanato quest’ idea limitante e non mi sono fatta condizionare. Semplicemente ho scritto quello che sentivo di dover tirare fuori senza pensarci troppo, ho fatto quello che più mi piaceva».

Qual è la maggiore differenza nei suoni, con gli arrangiamenti affidati a Clemente Ferrari, rispetto al debutto?

«Clemente ha voluto bene da subito a questo progetto che è cresciuto e si è trasformato insieme a noi e anche in questo secondo disco ci ha messo tutto il suo affetto. Credo ci sia molta varietà di sound, con alcuni pezzi molto tirati, brani pop, alcuni tendenti al rock, per passare poi ad ukuleli e pezzi un po’ più “chillout” e spensierati, ma anche gospel, e i suoi immancabili arrangiamenti d’archi che concludono con quella punta di colonna sonora. Tutto però ha un filo comune molto solido e riconoscibile».

Nonostante la pandemia ha messo in fila una bella serie di live negli ultimi due anni: quanto è servito in questo processo compositivo?

«La fortuna di poter suonare mi ha permesso di raccogliere e vedere i frutti del primo disco. Persone che vengono apposta per ascoltare e che cantare le mie canzoni, sentire questo affetto nei miei confronti è stato un grande sprono per tornare a casa a scrivere, ovviamente senza pensarci troppo».

Fra i brani quelli con la firma di Gio Evan,“Groenlandia”, e di Anansi, “Casa mia”.

«Ho conosciuto Gio Evan per l’apertura di un suo concerto nell’estate 2020, da li ci si è visti in altre occasioni, anche quest’estate per la sua Evanland a Carroponte, e in inframezzo è capitato questo suo regalo che ho sentito sin da subito addosso, perchè poi non è così scontato che le canzoni ci calzino bene. Qui si parla di essere a pezzi come la “Groenlandia” ma la parola casa torna come un punto fermo, un faro. Di casa parla anche la canzone di Stefano Bannò, in arte Anansi, che fa vedere bene le fondamenta, soffitti e pavimenti e che mi ha donato questa chiusa del cd».

Una canzone importante è la bonus track “Sempre più piccola”.

«Credo non ci potesse essere disco migliore per dare spazio a questa che è la prima canzone che ho scritto, che è stata una parte fondamentale del cominciare a scrivere canzoni e del mio vissuto personale. Era giusto darle la sua stanza piena in questa casa disordinata. Penso e spero che potrà essere d’aiuto a chi come me ha vissuto, o sta vivendo sulla propria pelle i DCA (disturbi di comportamento alimentare), chi li vive da accanto, e chi ne sta uscendo».

E adesso tanti live: che forma avranno e chi ti accompagnerà on stage?

«Ho la fortuna di avere persone che lavorano con me che mi vogliono bene; le date sono sempre in aggiornamento. Le formazioni on stage saranno diverse, ci saranno occasioni di live con i Bastard Sons of Dioniso, ma anche altre line up a cui stiamo lavorando, alcune da sola con la mia chitarra e loop station».

È uscito anche il nuovo videoclip.

«Sì ed è quello di “Causa Affetto”, il brano che apre il cd nato da un’idea di Francesco Fiabane, scritto da me e da Piero Fiabane. Il video è diretto da Federico Pedol che sprizza gioia da tutti i pori».

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