Musica / Intervista

Dee Dee Bridgewater a Trento: "Amo vivere il momento e improvvisare sul palco"

Parla una grande protagonista del panorama jazz e blues internazionale, che questa sera si esibirà all'auditorium Santa Chiara in un attesissimo concerto: in programma anche brani di compositori come Chick Corea, Stanley Clarke e Thelonius Monk

di Fabio De Santi

TRENTO. Dee Dee Bridgewater è considerata una delle voci più ispirate del panorama jazz e blues internazionale grazie alle sue qualità d’interprete e al suo carisma unico on stage.

Alla cantante statunitense è affidato il secondo appuntamento per la stagione musicale, tra musica jazz e cantautorato, del centro Santa Chiara di Trento, in cartellone oggi, giovedì 14 aprile, all’auditorium.

Musicista generosa e curiosa sempre pronta a mettersi in gioco, Dee Dee Bridgewater approda a Trento con il suo nuovo progetto, creato lo scorso anno, che la vede, come ci racconta in questa intervista al fianco di alcuni talenti della scena contemporanea italiana.

Ms. Bridgewater, quali forme avrà il live che proporrà a Trento?

"Sarò all’Auditorium con la band che mi accompagna dal 2021. Un sestetto formato da Claudio Filippini al pianoforte/tastiere, Rosa Brunello, basso, Evita Polidoro, percussioni, Mirco Rubegni alla tromba e Michele Polga al sax".

Su quali brani punterà in questo concerto?

"Nella setlist saranno inclusi brani di compositori come Chick Corea, Stanley Clarke, Horace Silver, Thelonius Monk e Wayne Shorter. Ho lavorato e sono stata influenzata da ognuno di loro quindi mi piace molto proporre alcune delle loro creazioni".

Cosa la diverte di più della dimensione live nel contatto con il pubblico?

"Mi piace interagire con i musicisti mentre sono sul palco e trasmettere, comunicare, quella gioia a che viene ad ascoltarmi. Amo vivere il momento e amo improvvisare, tentare sempre di proporre qualcosa di nuovo".

Le pesa, essere una delle più grandi voci del jazz internazionale?

"La ringrazio per l’apprezzamento. Io cerco di fare sempre del mio meglio. Lascio agli altri le etichette. So di avere un dono unico e che la mia voce è la mia e nessun altro può cantare esattamente come me".

Da dove è nata la sua passione per il canto?

"Canto praticamente da quando ero bambina e mi sono sempre divertita immensamente rendendo felice il pubblico. La musica e la performance sono la mia passione. Credo che la mia voce sia un dono di Dio. Mi piace essere interprete sia di musica jazz attraverso le sue tante declinazioni che di quella blues che parla di sofferenza, tragedia personale, dolore e perdita".

Lei è ambasciatrice della Fao: come vive questo ruolo?

"Il mio ruolo di ambasciatrice Fao è diminuito negli ultimi anni da quando Jacques Diouf ha lasciato il suo incarico di direttore generale ma sono ancora molto attenta alla sua importante attività. È lui che ha creato il ruolo di ambasciatore e io sono stata tra i primi quattro ad essere selezionata insieme a Miriam Makeba, la dottoressa Rita Levi-Montalcini e Gina Lollobrigida.

Durante il mandato del signor Diouf dovevamo sensibilizzare sulla fame nel mondo e promuovere la creazione di programmi di cooperazione in paesi svantaggiati come l'Africa o il Sudamerica. Ho visitato con Diouf 22 villaggi dove il suo programma era stato implementato. Sotto il suo successore, José Graziano da Silva, ho parlato al consiglio delle Nazioni Unite insieme al campione olimpico Carl Lewis".

Cosa ci può anticipare del suo futuro?

"Sto lavorando a diversi progetti e mi esibisco con diverse formazioni. Forse uno di questi culminerà nella registrazione di un disco. Ho creato un programma per giovani donne nel jazz, con mia figlia maggiore e manager Tulani Bridgewater-Kowalski, chiamato The Woodshed Network di cui si è appena chiusa la terza edizione".

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