Eventi / L’attrice trentina

Francesca Neri si racconta: “Un libro sulla mia sofferenza, terapia per il mio corpo”

L'attrice trentina parla di “Come carne viva” che sarà presentato oggi alle 18.30 al Muse dal direttore dell'Adige, Alberto Faustini per gli «Incontri dell'Adige», insieme alla libreria Ubik di Trento, e di tante altre cose, compreso il rapporto con il marito Claudio Amendola

di Fabrizio Franchi

TRENTO. Dimenticate la grande attrice, una vita da star system. Dimenticate la Francesca Neri da copertina patinata, i suoi film, le sue interpretazioni. Oggi vi raccontiamo una persona diversa. O meglio è lei che si racconta in questa intervista. Lo fa per parlare del libro che ha appena pubblicato per Rizzoli, Come carne viva (198 pagine, 17 euro) che sarà presentato oggi alle 18.30 al Muse dal direttore dell'Adige, Alberto Faustini per gli «Incontri dell'Adige», insieme alla libreria Ubik di Trento. Il giorno successivo poi sarà a Rovereto al Coro Bianche Zime alle 18 con la Libreria Arcadia e infine venerdì, sempre alle 18, farà il firmacopie alla Piccola Libreria di Levico. Anzi no.
 

Ricordate la grande attrice, perché è la sua sensibilità che si svela in questo libro, che si svela l'umanità e la tenerezza di questa donna, passata attraverso cinque anni di sofferenze dovute a una fibromialgia con cui ormai convive e che l'hanno tormentata, ferita, cambiata. Oggi ci convive con questo dolore, ma ha voluto raccontarlo in un libro che lei dice essere stato «terapeutico».
«Sì, è stato terapeutico. Sono stata anni ferma, perché ho avuto una malattia cronica. È stato il corpo che mi ha chiesto di fermarsi, avrei dovuto leggere prima questi segnali». La chat è via whatsapp, l'attrice si accorge che nel profilo dell'intervistatore c'è un gatto e nasce empatia, svelando un analogo amore per gli animali.
 

Lei ha animali?
«Sì, un cane».

È stato utile in questa rinascita?

«In questi anni di malattia è stato un amico fedele. È un cane che è stato trovato, perché l'aveva abbandonato qualcuno nel periodo delle vacanze estive ed è affettuoso come tutti i cani abbandonati, e poi il trauma dell'abbandona ci riguarda tutti».

E perché questo libro, ora?

«Mi hanno chiesto tante volte di fare un libro, su di me, sulla mia vita, ma non l'ho mai fatto. Ho preso questa decisione perché volevo raccontare questo periodo della mia vita, il mio dolore. Ho avuto prima una cistite interstiziale, poi è arrivata la fibromialgia. Ho voluto raccontare questi cinque anni, raccontare le ragioni che mi hanno portato dove sono ora, parlando anche della mia vita professionale, non è una autobiografia, ma racconto anche alcuni film che mi hanno segnata come persona».

Lei ha uno storico rapporto con suo marito, l'attore Claudio Amendola. Questa malattia ha rinsaldato il rapporto?

«Sì. Queste sono esperienze che o ti separano o ti uniscono e il fatto che siamo insieme da tanti anni ci ha permesso di superare le difficoltà. La parte più difficile è per chi ti sta vicino, che deve affrontare queste difficoltà e in realtà non c'è una cura».

Lei dice che ora è una persona nuova.

«Inevitabilmente, dopo una esperienza così. E sono in una fase della vita che mi costringe a fare un bilancio, sono stata costretta a fare un viaggio dentro me stessa. Ho imparato a conoscermi e ho imparato a conoscere la mia anima e il mio corpo».

Ma riesce a convivere con il dolore?

«Ormai sì. Ho imparato a controllarlo. Ho imparato a stare con me stessa. Ho imparato i miei limiti. Ho imparato che non posso essere sempre una superdonna che può fare tutto ».

Si è molto scritto attorno al suo film come «Le età di Lulù» che avrebbero scandalizzato Trento. Ma davvero è stato così, davvero la città è rimasta inorridita?

«Trento è una città del nord, la gente ha una carattere chiuso, c'è omertà. Io dico che è un po' "nemo propheta in patria". Grazie a Dio c'è una carriera che può parlare per me e oggi, trent'anni dopo non ci sono problemi. Io poi sono trentina, istriana e calabrese, anche se sono nata qui».

Insomma, trova Trento cambiata, sente affetto?

«In tutte le occasioni c'è sempre un grande affetto, un grande rispetto. In quegli anni c'erano stati problemi, ma ora questa cosa non la vivo più».

Ma le è pesato?

«No, l'unico problema che sentivo era per la mia famiglia, per mio padre, per mia madre. Io ho vissuto altre cose, mi sono fatta da sola, mi sono costruita una carriera. I miei problemi erano ben altri».

Nonostante sia sposata con un attore, non ha però fatto film con lui. È stata una scelta?

«In realtà ci siamo conosciuti su un set 25 anni fa».

Però dopo che è nata la storia d'amore non avete più lavorato insieme.

«È vero. Ce l'hanno offerto tante volte, ma credo che se siamo insieme da 25 anni è perché il nostro percorso è umano, è sentimentale. La professione entra fino a un certo punto, c'è un grande rispetto tra noi, dividiamo il rapporto di essere umani».

Ma sta preparando qualcosa ora?

«No, in questo momento sono ferma. Esco da cinque anni di blocco e devo fare i conti con un problema serio, è già tanto se riesco a uscire per fare la promozione di questo libro. È un regalo per me».

È il suo primo libro, che cosa ha provato a realizzarlo?

«È stata una esperienza molto creativa, avendo vissuto quello che ho vissuto era importante mettere un punto, condividere questo. Mi è piaciuto molto. Voglio continuare a scrivere. Ora sto scrivendo un film. È un atto molto creativo, la cosa che mi è mancata di più».

Si può dire che lei si mette a nudo in questo libro?

«Sono sempre stata una persona riservata, pur facendo questo mestiere, ma quando vai a raccontare una cosa così c'è un discorso di condivisione, di empatia. Ecco vorrei che si sottolineassero queste due parole: empatia e rinascita».

Continuano i femminicidi, è stata bloccata la legge Zan. Lei che cosa pensa di questa situazione politica e soprattutto sociale?

«Credo che in questa società manchi l'educazione sentimentale nelle scuole. Parlo proprio di educazione sentimentale. Purtroppo mi rendo conto che nelle scuole, tra i giovani, c'è una cultura dell'odio che è molto pericolosa, siamo portati a non metterci nei panni dell'altro e questa cultura dell'odio ci porta i femminicidi. Ci fosse una cultura sentimentale, senza fare discorsi sociali o politici, credo che le cose migliorerebbero. L'empatia dovrebbe partire dai grandi della terra, invece c'è un individualismo, una lotta per il potere che non tiene mai conto del singolo, dell'altro, della sua comprensione».

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