Musica / Amarcord

Vasco Rossi: dall’esordio da antennista per Radio Dolomiti, poi quei concerti per pochi, prima del grande successo

Il rocker ha una lunga storia con la nostra terra: iniziata  a Margone di Vezzano dove costruì l’antenna per la prima «radio libera»

TRENTO.  La prima apparizione di Vasco Rossi in Trentino? Nel 1975. Non da rocker, però. Da antennista per Radio Dolomiti. E forse anche da illegale.

Fu Angelo de Tisi, creatore e patron di Radio Dolomiti, a farlo venire nell'autunno del 1975. Furono presentati da un insegnante di Cavedine. Vasco Rossi a Zocca aveva messo in piedi una radio pirata. Faceva il factotum a Radio Punto e con la sua tecnica era capace di trasformare un trasmettitore militare e portarlo sulla gamma Fm.

De Tisi gli chiese aiuto - pagando - e Vasco Rossi acconsentì. Erano i tempi in cui ancora la Corte Costituzionale doveva dare il via libera alle famose "radio libere". Rossi dovette costruire anche l'antenna, perché ovviamente non si potevano trovare in vendita. Così ci pensò lui, anche grazie al sostegno dei radioamatori trentini. Vasco Rossi, con ingegno, un giorno montò un'antenna sul tetto della casa di de Tisi a Margone. E così in una fredda vigilia di Natale del 1975, alle ore 18, sulla frequenza 101.5, de Tisi disse: «Questa è Radio Dolomiti e trasmette da Margone di Vezzano».

Poi, quello che diventerà il Blasco, decide che le radio libere, o pirata, non fanno più per lui, vuole suonare e cantare. Nel 1977, a 25 anni comincia a fare concerti e a incidere. In Trentino tornerà qualche anno dopo, nel 1981, in un concerto non indimenticabile. Sono anni in cui comincia a farsi conoscere, ma sono anni di "live" in posti improbabili come San Martino Spino, Formigine, Concordia sulla Secchia, Sanguinaro... con musicisti che non si trovano e in discoteche che sembrano più saune per giovani sudati in cerca di avventure al sabato sera, oppure alla classica Festa dell'Unità, dove però la maggior parte del pubblico reclama un bel liscio.

Ma nel 1980 ha pubblicato il suo terzo album, Colpa d'Alfredo, e ha fatto centro. Ha 28 anni, la sua fama cresce, colpisce, comincia ad avere seguito. Tuttavia, piaccia o no ai puristi, è l'apparizione al Festival di Sanremo del 1982 che dà benzina al Blasco, al Vasco Rossi. Ha scandalizzato, è piaciuto. Ha insultato Nantas Salvalaggio che lo aveva accusato di essere un tossico e lui in «Vado al massimo», la canzone presentata replica al giornalista: «Come quel tale, quel tale che scrive sul giornale».

Fa scandalo, facendo in fin dei conti, quello che era e che è. E allora nel 1982 comincia un nuovo tour, il «Vado al Massimo tour» e il 10 giugno 1982, in una calda serata, arriva anche a Rovereto al Festival dell'Unità per un concerto ai Giardini Milano, quelli di fronte al Mart. Non proprio le arene e gli stadi che frequenterà di lì a qualche anno.

Vasco, jeans e maglietta nera presenterà alcuni dei suoi brani storici. Ma i trecento paganti vogliono ascoltare la canzone di Sanremo. Hanno pagato 5 mila lire, poco più di due euro e mezzo, ma sono altri tempi. L'Italia doveva ancora vincere il suo terzo mondiale e la Dc faceva i suoi governi e nemmeno due anni prima c'era stata la bomba alla stazione di Bologna. Lui chiuderà il suo concerto con Albachiara, canzone che non molti conoscevano, allora, lì, tra i lampioni dei Giardini di corso Bettini: «Respiri piano per non far rumore, ti addormenti di sera e ti risvegli col sole... Non metti mai niente che possa attirare attenzione... e qualche volta fai pensieri strani. Con una mano, una mano ti sfiori...»

Un capolavoro del rock. Qualcuno accenna a qualche passo. L'anno dopo, il 23 aprile 1983, tornerà in Trentino, al Teatro Tenda in piazzale Sanseverino, ma i prezzi sono già saliti, lui è più sicuro, meno poeta maledetto, almeno nell'abbigliamento e nella postura. Gli chiederanno gli autografi. Ma ne farà davvero pochi. Leggenda vuole che qualcuno glielo abbia chiesto nella notte di Rovereto. Qualche anima pia, più per compassione che per convinzione. Ora quel qualcuno ha in mano un cimelio.

E Vasco comunque se lo ricorda: nell’annunciare l’evento del 2022, ha pubblicato le belle foto in bianco e nero scattate da Dino Panato. “Il mio concerto a Trento nel 1983”, scrive il rocker più famoso d’Italia su Instagram, proseguendo poi con le parole e le foto di Panato sui “4000 di Trento”.

Eccole: "Il 23 aprile del 1983 in piazzale Sanseverino fu montato un grande tendone. Allora in città non avevamo palazzetti o strutture adatte a ospitare concerti, il tendone aveva una capienza di tremila persone e si pensava fosse sufficiente a contenere i fans di Vasco Rossi. Un concerto attesissimo, e ben presto gli organizzatori si accorsero che lo spazio non sarebbe stato sufficiente. Molte persone riuscirono a entrare senza biglietto strisciando sotto i teli. Ben presto, nonostante fosse aprile, all’interno l’aria era quasi irrespirabile. Decisero così di aprire gli ingressi pur di evitare problemi”.

E ancora: “Vasco salì sul palco e fu una bolgia. Concerto bellissimo”.

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