L'Europa e i rischi tra fanatismo e populismi: il monito drammatico di "Je suis Karl"

PARIGI - ll titolo, "Je suis Karl", rievoca il "Je suis Charlie" che accompagnò su scala globale la reazione all'attentato al Charlie Hebdo. Karl però non è una rivista, ma un ragazzo di 25 anni.

Un narcisista che, lasciato da solo, dopo qualche pasticca, bacia se stesso allo specchio. E che dichiara di volere "una vita che abbia un senso". Mentre quello che non vuole "è una morte che non ne abbia". È lui l'anima di un movimento di destra estrema, paneuropeo, capace di creare proselitismo, sfruttando tutte le potenzialità della società multimediale, e i canali possibili della propaganda classica.

Per non parlare di tutti gli strumenti di seduzione, che fanno presa sui giovani. Nella rete di questo brillante manipolatore finisce Maxi, fanciulla acqua e sapone berlinese, di una famiglia di sinistra. La ragazza è superstite di un attentato, che le ha portato via la mamma e i due fratellini. Sono questi i protagonisti di un film, presentato oggi alla Berlinale, nella sezione Special.

Il regista tedesco Christian Schwochow immagina un movimento di fanatici, guidati inconsapevolmente da un gruppo di terroristi.
"ReGeneration" propaga l'odio per gli stranieri e la sistematica sfiducia nelle istituzioni e nei governi: "ci hanno abbandonato, nessuno si occupa di noi. Dobbiamo farlo da soli. Noi siamo il futuro". "Siamo tanti, occupiamo l'Europa". Il messaggio passa per comizi (che sembrano però ritrovi di universitari), testimonianze di storie inventate ad arte e postate sul web, ma anche attraverso la musica e i concerti di cantanti, che sul palco invocano la nuova "nascita del continente" più bello del mondo, oggi "contaminato" dagli stranieri. "Andiamo alla guerra! Andiamo alla guerra!", canta una delle loro star quando il tasso di lucidità, dopo una notte di sesso alcol e droghe, è calato per tutti.

Il ritmo del film è incalzante e gli attori sono molto bravi: la svizzera Luna Wedler incarna il trauma di Maxi, genuina e sanguigna, resa fragile e disorientata dal trauma appena vissuto. Jannis Niewöhner è Karl, lucido e spietato, nel suo disegno politico-criminale, che prevede una vera e propria sovversione armata. Molto intensa è poi l'interpretazione di Milan Peschel, nei panni di Alex, il papà attonito e dolente, che va a recuperare la figlia, nel contesto più lontano da quanto avesse potuto sperare per sua figlia, da genitore. I giovani della destra europea parlano tutte le lingue del loro variegato continente: sono belli, in gamba, padroni della tecnica, e si lasciano ispirare da una splendida francese, vestita tutta di bianco - "pour"- che fa politica per portare il cambiamento. Una guru a sua volta in grado di influenzare le masse, e di manipolarle, inseguendo l'idea di una rinascita dell'Europa.

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