Johnny Mox svela le vulnerabilità

di Fabio De Santi

Johnny Mox sceglie, per la prima volta, la strada del cantato in italiano per raccontare il suo presente. Esce infatti in questi giorni Hyper Gospel.1 una fotografia intensa ed amara di questa fine 2020, con un pezzo di apertura scritto ed interpretato per la prima volta nella nostra lingua. 

Due i brani contenuti nel primo episodio: la title track «Hyper Gospel» una ballata notturna raccontata attraverso una contrapposizione di immagini fotografiche e il più diretto «Hyper Mother», brano dedicato al rapporto tra natura e tecnologia. Si tratta del primo tassello di un album che Gianluca Taraborelli in arte Johnny Mox ha scelto di dividere per capitoli sempre con la sua formula compositiva divisa tra songwriting e sperimentazione.

«Hyper Gospel è una dichiarazione di Interdipendenza – racconta mr. Mox – l'anno che si sta per chiudere ha cambiato per sempre il modo in cui stiamo insieme e questo disco, che esce ad episodi, si occupa proprio di questo: come stiamo insieme». Ora che tutte le verità sono state disintegrate, si chiede il musicista di Trento, e non siamo più in grado di andare d'accordo su nulla, come teniamo insieme tutto quanto?: «Le canzoni morbide e notturne di Hyper Gospel si occupano di questo: di relazioni, di tecnologia e di natura. Di cooperazione e competizione. La vulnerabilità degli ultimi mesi ha fatto anche scorgere la totale interdipendenza dei nostri sistemi. La nostra forza è tutta qui. Ed è anche la nostra più grande debolezza». 

La presentazione del progetto si rivela nelle due canzoni pubblicate in questi giorni sulle principali piattaforme digitali per l'etichetta To lose la Track frutto del lavoro recente del polistrumentista trentino, che ha in previsione l'uscita di un secondo episodio a marzo e di un terzo a giugno 2021 in concomitanza con la pubblicazione fisica dell'album. Un ritorno discografico per Johnny Mox dopo «Future is not Coming-but you Will», era il 2018. e l'episodio di 16 minuti in traccia singola dedicato all'esplorazione della coralità, «Spiritual Void». Ma per il 2021 è attesa anche la prima visione del documentario dedicato all'esperienza del progetto «Stregoni», che tra il 2016 e il 2019 ha portato Johnny Mox a suonare con più di cinquemila migranti in tutta Europa. Un'esperienza di "laboratorio musicale itinerante" che si è trasformato in un viaggio da Lampedusa a Malmö documentato dal regista trentino Joe Barba. 

Ma Johnny Mox è attivo anche sul fronte del podcasting: dopo il successo della serie «Voit» una storia ambientata a Molveno durante il periodo dello svuotamento del lago, che ha superato quota 10 mila download, per il nuovo anno è attesa anche la pubblicazione di un nuovo lavoro narrativo sempre in collaborazione con la Osuonomio di Emanuele Lapiana.

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