Voucher invece del rimborso: scontro con Paul McCartney

di Fabio De Santi

«È davvero uno scandalo che chi ha acquistato un biglietto per uno show non possa riavere i propri soldi. Senza i fan non ci sarebbe musica dal vivo: siamo fortemente in disaccordo con ciò che il governo italiano e Assomusica hanno fatto». Queste le parole di sir Paul McCartney che dalla sua pagina Facebook interviene in maniera decisa sulla scelta fatta dal governo su indicazione di Assomusica (l’Associazione italiana di promotori di musica dal vivo) di non procedere con il rimborso per i live mancati a causa del coronavirus, ma di consegnare un voucher di pari valore a quello del biglietto, permettendo così ai promoter di trattenere i soldi provenienti dalla vendita dei ticket.

Una scelta che ha causato polemiche nelle scorse settimane e che sono ora rinfocolate dall’ex Beatle evidentemente sollecitato dai fan italiani che avevano acquistato i biglietti per i concerti di giugno a Napoli e a Lucca e che, a differenza di molti altri live spostati al 2021, non verranno recuperati il prossimo anno. Polemiche che hanno visto anche l’intervento del ministro ai Beni culturali Dario Franceschini e delle associazioni dei cosumatori, rispettivamente a favore e contro.

Quella dei voucher non è però una scelta che riguarda solo l’Italia come sottolinea Roland Barbacovi che con la sua Showtime Agency è uno dei principali organizzatori di eventi musicali in Trentino Alto Adige: «Quella dei voucher non è solo una scelta italiana ma anche di altri Paesi europei come l’Austria e la Germania che hanno seguito la nostra stessa via adottando questo sistema». Per Barbacovi dunque è quasi una scelta obbligata: «Se i grandi organizzatori di eventi dovessero rimborsare i soldi dei biglietti che hanno incassato andrebbero incontro ad un probabile fallimento.

Crollerebbe tutto il sistema dello spettacolo e quindi credo che questa fosse l’unica strada percorribile che avevano il governo e le agenzie di spettacolo. Nel caso di Paul McCartney poi i biglietti avevano anche un costo particolarmente alto (mediamente 160 euro l’uno ndr) e per Alessandro&Galli sarebbe stato un vero e proprio disastro».
Un concetto ribadito da Piero Fiabane altro soggetto di peso, attraverso Fiabamusic, del mondo dello spettacolo in regione e che aderisce ad Assomusica: «Credo sia corretta la decisione di mantenere la validità dei titoli di accesso nel caso di un rinvio, in questo contesto “eccezionale” che non dipende né dall’artista, né dall’organizzatore dell’evento. Ho invece qualche dubbio sul voucher in caso di show annullato, anche se è chiaro che l’intento del governo fosse quello di tutelare l’intero settore musicale, uno dei più tartassati dall’emergenza sanitaria e tra i meno considerati dal governo stesso nei decreti di “rilancio”.

Non penso infatti che ad un fan di McCartney possa interessare Celine Dion, per fare un nome a caso». In questo caso magari si potevano trovare altre strade: «In caso di cancellazione - spiega Fiabane - si poteva far decidere alla gente se accettare o no il voucher.
Credo che buona parte degli appassionati avrebbe comunque scelto il voucher cercando di sostenere il mondo della musica in questa situazione così delicata».

Diversa la posizione di Fausto Bonfanti: «Capisco la scelta del governo e di Assomusica ma se mi metto nei panni di chi ha comprato il biglietto capisco le proteste. C’è chi, come il comico Angelo Pintus, ha scelto la strada del rimborso dei biglietti e penso che altri artisti lo seguiranno».

Secondo Bonfanti: «La maggior parte della gente ha accettato la strada dei voucher comprendendo la difficoltà del momento per dare un messaggio di speranza al mondo della musica, anche considerando che quasi tutti i tour sono stati rinviati all’estate prossima. Diverso il caso di McCartney che ha cancellato le date: qui si dovevano trovare altre soluzioni, magari con agevolazioni fiscali al promoter sulle spese di promozione sostenute, senza comunque gravare su che ha acquistato il tagliando».

Mercoledì sera ha risposto lo stesso ministro, Dario Franceschini, sostenendo che«è evidente che la ratio della norma è che il voucher valga solo per un concerto dello stesso artista e che se questo non si terrà lo spettatore avrà diritto al rimborso. Il Parlamento credo potrà intervenire in conversione per togliere ogni dubbio interpretativo sulla norma».

Parole che non piacciono a varie associazioni di consumatori che si schierano con McCartney e chiedono il rimborso in solido per tutti.

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