Dario Fo compie 90 anni «Ho ancora molto da dire»

Dario Fo oggi compie 90 anni. «So che il tempo resta poco, ma ho ancora molto da raccontare», ha commentato il premio Nobel alla vigilia del compleanno.

Proprio ieri, in occasione dell'inaugurazione di un giardino a Milano intitolato alla moglie e attrice Franca Rame, Fo è tornato sulla questione del suo rapporto con il M5S e sulla bocciatura della candida sindaco, poi ritiratasi, Patrizia Bedori: «Ho parlato con lei e le ho detto: non sei preparata. Io l’ho fatto, mi sono preparato e ho avuto un lieve successo, ma Milano è un luogo dove bisogna prepararli profondamente».

Fo ha spiegato di avere detto a Bedori: «Non puoi non sapere niente di Milano» e «il tempo per prepararti è poco. Forse ha pensato a quello che le ho detto».
A proposito dello sfogo su Facebook della Bedori nei confronti di persone che l’hanno ‘offesà, Fo ha aggiunto: «Sono solo degli stupidi, il problema era soltanto la conoscenza e la voglia di tentare. Tendeva a tirarsi indietro, aveva ricevuto un invito da parte degli studenti della Bocconi e ha detto che non avrebbe saputo cosa dire. Allora se non sai cosa dire a dei ragazzi allora vuol dire che non sei adatta».

Sulla scelta di un nuovo nome per il sindaco di Milano Fo ha detto: «So che Casaleggio ha lasciato liberi di trovarselo da sè. Si faccia una riunione e lui ascolterà la proposta finale». E ancora: «Milano per il movimento è una città difficile, c’è stata solo una manifestazione notevole che è quella per le piante, avrebbero dovuto cominciare prima».


Il futuro Premio Nobel per la Letteratura iniziò nel 1952, collaborando con la Rai: scrivendo e recitando per la radio le trasmissioni del «Poer nano», monologhi che vennero poco dopo rappresentati al Teatro Odeon di Milano. Dalla collaborazione con due grandi del teatro italiano, Franco Parenti e Giustino Durano, nacque nel 1953 «Il dito nell'occhio», uno spettacolo di satira sociale e politica, e nel 1954 «Sani da legare», dedicato alla vita quotidiana nell'Italia dei conflitti politici. Il testo viene duramente colpito dalla censura. Fo 1959 creò con la moglie Franca Rame un gruppo teatrale che portava il suo nome: inizia così il periodo delle censure reiterate da parte delle istituzioni allora vigenti. Ancora per la televisione scrivono per «Canzonissima» ma nel 1963 lasciano la Rai e tornano al teatro. Costituiscono il gruppo Nuova Scena, che si propone di sviluppare un teatro fortemente alternativo ma nello stesso tempo popolare.

Nel frattempo, Fo tenta anche l'esperienza del cinema. Diventa co-sceneggiatore ed interprete di un film di Carlo Lizzani («Lo svitato» (1955); nel 1957 invece mette in scena per Franca Rame «Ladri, manichini e donne nude» e l'anno successivo «Comica finale». Alla stagione teatrale 1969-1970 appartiene Mistero buffo , l'opera più famosa di Dario Fo, che sviluppa la ricerca sulle origini della cultura popolare. Nel 1969 fondò il «Collettivo teatrale la Comune».
Nel 1977, dopo un lunghissimo esilio televisivo (15 anni), Fo tornò sugli schermi.

La carica dissacratoria non si era esaurita e i suoi interventi erano sempre provocatori e tendevano ad incidere sulla realtà. Fo continuò a produrre opere teatrali, come Johan Padan a la descoverta de le Americhe e Il diavolo con le zinne , occupandosi anche di regia e di didattica.

Nel 1987 pubblicò il «Manuale minimo dell'attore», a beneficio non solo degli estimatori ma anche di coloro che desiderino intraprendere la strada del teatro.
Nel 1997 Dario Fo ricevette il Premio Nobel per la Letteratura, «per avere emulato i giullari del Medio Evo, flagellando l'autorità e sostenendo la dignità degli oppressi». Si legge nel comunicato della Fondazione Nobel, «con un misto di riso e di serietà ci apre gli occhi sugli abusi e le ingiustizie della società, aiutandoci a collocarli in una prospettiva storica più ampia».


Con Dario fo la letteratura ha trovato "un'accezione capace di coinvolgere tutti". Lo affermano la presidente e il direttore editoriale del Salone del Libro, Giovanna Milella ed Ernesto Ferrero, in una lettera di auguri inviata al premio Nobel per i suoi novant'anni.

"Caro Dario - si legge nel testo firmato anche da tutti i collaboratori del Salone del Libro - abbiamo sempre pensato che la cultura italiana abbia trovato in te un testimonial d'eccezione, capace di reinventare la grande tradizione di cui è erede. Il tuo lavoro ha saputo coniugare la parola, il gesto, l'immagine, la musica in una cifra inconfondibile, nel segno di una contagiosa allegria creativa. Ci hai fatto ridere, pensare, indignare. La tua arte, così fisica e così 'parlatà insieme, ha creato uno spazio comune in cui confrontarsi liberamente. Per questo, nel ricordo di tante tue magiche apparizioni al Salone del Libro, desideriamo dirti anche noi, con gli auguri più affettuosi, la nostra ammirazione per la tua inesauribile giovinezza e la nostra gratitudine".

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