Film Festival, vince l'Africa di «Coming of age» Genziane anche per «Ninì» e «Damnation»

La genziana d’oro per la migliore pellicola presentata al Trento film Festival va a «Coming of age» di Teboho Edkins (autore nato negli Usa, cresciuto tra il Leshoto e la Germania, formatosi tra Sudafrica, Francia e Berlino) con protagoniste due amiche adolescenti e i loro fratelli, che pensano con inquieta attesa a un futuro diverso possibile interrogandosi sulle scelte che devono fare.

La genziana d’oro per la migliore pellicola presentata al Trento film Festival va a «Coming of age» di Teboho Edkins (autore nato negli Usa, cresciuto tra il Leshoto e la Germania, formatosi tra Sudafrica, Francia e Berlino) con protagoniste due amiche adolescenti e i loro fratelli, che pensano con inquieta attesa a un futuro diverso possibile interrogandosi sulle scelte che devono fare. Un'amicizia profonda lega Lefa e Senate, due ragazze native di Ha Sekake, un minuscolo paese sulle montagne sudafricane del Regno del Lesotho in Sud Africa. Un giorno però Senate deve partire per andare in città a studiare e anche Lefa, superata la tristezza per la partenza dell’amica, dovrà a sua volta decidere cosa fare della propria vita. La breve estate della giovinezza volge al termine ed è già ora di varcare le porte del mondo degli adulti.

L’annuncio delle scelte della giuria è avvenuto poco fa e come miglior film alpinistico è stato premiato il raffinato «Ninì» di Gigi Giustiniani. Nell'estate del 1932 Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta si incontrano sul Monte Bianco: scalano insieme, si innamorano. Da allora fino al 1936, l’anno in cui si sposano, vivono la loro grande stagione alpinistica e aprono, come compagni di cordata, alcune delle vie più difficili delle Alpi. Per tenere traccia delle loro imprese iniziano a scrivere diari e a fare fotografie. Ninì, una delle pochissime donne alpiniste di quegli anni, porta con sé in parete anche una cinepresa 16mm. Nel 1937 nasce il loro figlio Lorenzo e nel 1938 Gabriele muore, cadendo da una parete. Ninì abbandona l’alpinismo estremo per continuare la sua vita di madre. Qualche anno dopo la morte di Ninì, avvenuta nel 2000, il figlio Lorenzo ritrova in un baule le immagini girate dalla madre.

Migliore opera sui temi dell’esplorazione e dell’avventura è «Valley Uprising» di Nick Rosen, Peter Mortimer e Josh Lowell (già premiato in altri festival), che celebra l’età dell’oro dell’arrampicata rappresentata dalla e nella leggandaria Yosemite Valley.

Fra i corti, svetta, «Houses with Small Windows» del turco Bülent Öztürk, un vero e proprio maturo coinvolgente film a soggetto. Un caso di adulterio in una piccola comunità nel Kurdistan turco innesca uno spietato meccanismo di punizione e compensazione, concertato tra le due famiglie coinvolte: a pagare saranno sempre e comunque le donne, trattate alla stregua di oggetti da scambiare. Una manciata di parole e poche calibrate inquadrature sono sufficenti a Bülent Öztürk per ricostruire un episodio dell’infanzia della propria madre e comporre un ritratto in cui la bellezza del paesaggio stride violentemente con la crudeltà delle tradizioni.

Il premio speciale della giuria va a «Damnation» di Ben Knight e Travis Rummel (Stati Uniti), che affronta una questione molto attuale anche sulle Alpi e sulle Dolomiti: l'impatto ambientale e sociale degli impianti di produzione idroelettrica. Un tempo le dighe erano simbolo del progresso e del controllo sulla natura, oggi invece si trovano al centro di un acceso dibattito sostenuto da chi valuta negativamente il loro impatto sull’ecosistema. Negli Stati Uniti un crescente movimento d’opinione chiede che le dighe costruite a cavallo tra Otto e Novecento vengano rimosse e che i fiumi possano tornare al loro corso originario.

Nella programmazione serale del cinema Modena verranno presentati i vincitori delle Genziane (miglior film in assoluto, miglior film di alpinismo e miglior film di esplorazione o avventura), mentre al Vittoria verranno consegnati i premi cosiddetti ufficiali e proposto il lungometraggio, recentemente restaurato, «Vertigine bianca» di Giorgio Ferroni realizzato durante le Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956.

Nel pomeriggio sono in programma due proiezioni speciali.

«L’alpinista» (ore 15) di Natale Fabio Mancari con protagonista Agostino Gazzera, detto «Giustin», una figura mitica dell’alpinismo torinese. Negli anni ‘50 era un operaio della Fiat appassionato di alpinismo. Tra un turno in fonderia e l’altro in una seconda officina per arrotondare lo stipendio raggiungeva con la sua vecchia bicicletta le vallate piemontesi per arrampicare. Nella sua vita ha conquistato vette come il Monviso, il Cervino e il Monte Bianco. 

Il ritratto di «Giustin» è inserito nella storia industriale di Torino, segnata dalla Fiat e dalle fabbriche, con un uso efficace di materiali d'archivio. Determinato e fantasioso, sempre un po' bizzarro, amato dagli alpinisti per la sua spontaneità e sobrietà (come sottolinea Roberto Mantovani), è soprattutto il protagonista che racconta se stesso e la propria vita con spontaneo entusiasmo annunciando: «Vado su finché le forze me lo permetteranno».

Interessante anche il mediometraggio di Sandro Bozzolo «Il Mùrran - Maasai in the Alps» (ore 17.45) con protagonista una ragazza maasai emigrata in Italia che ha saputo perfettamente ambientarsi sulle Alpi divenendo una bergera, una pastora di pecore, pienamente accettata dai pochi bergè che sulle Alpi Marittime praticano la pastorizia nomade.

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