Naomi Klein: i movimenti devono costruire un modello economico alternativoNaomi Klein: i movimenti costruiscano un'economia più giusta

Minuta, vestita semplice e molto alla mano, ma battagliera come sempre, la giornalista e attivista canadese Naomi Klein ha iniziato al teatro Ariston di Mantova il tour italiano di presentazione del suo ultimo libro «Una rivoluzione ci salverà» (Rizzoli, 756 pagine, 22 euro) sul riscaldamento globale che sta minacciando l’umanità.

Minuta, vestita semplice e molto alla mano, ma battagliera come sempre, la giornalista e attivista canadese Naomi Klein ha iniziato al teatro Ariston di Mantova il tour italiano di presentazione del suo ultimo libro «Una rivoluzione ci salverà» (Rizzoli, 756 pagine, 22 euro) sul riscaldamento globale che sta minacciando l’umanità.
Per quella che è fra le figure di riferimento dei movimenti che contestano la declinazione neoiberista dell’economia capitalista, non c’è più tempo da perdere: «È necessaria - ha sottolineato - una rivoluzione radicale nel modo di produrre e di pensare, perché non si può procrastinare oltre la questione del surriscaldamento del pianeta».

Una lotta che la Klein ha paragonato, per gli interessi che si porta dietro, all’abolizione della schiavitù e per questo molto difficile da vincere, anche se l’ideologia dominante è in crisi. Le emissioni dei gas serra in atmosfera vanno dunque ridotte, e a scendere in campo devono essere le istituzioni con forti investimenti nelle energie rinnovabili, nella green economy, che sono più vantaggiose anche di otto volte rispetto a quelle tradizionali.

Certo, si rende conto la Klein, non sarà facile perché il conflitto di interessi tra chi deve tutelare l’ambiente e chi ha vantaggi dalle trivellazioni spesso è evidente.

L’autrice di «No logo» ha citato come esempio Expo 2015: «C’è molta enfasi sulla sostenibilità nutrizionale, ma poi vediamo che ci sono agganci con le multinazionali come la Coca Cola e con l’agricoltura industriale».

Ce n’è anche per i movimenti ambientalisti «che nascono per il loro godimento e che poi traggono vantaggi dalle forme capitalistiche».
L’autocritica ai movimenti no global che a lei si sono ispirati va oltre: «Oggi - ha detto - siamo abituati a leggere No tav, No expo, no trivellazioni.
Ebbene, è giunto il momento di dire dei sì per ottenere dei risultati. Quelli che già si sono sono ottenuti oggi, per esempio con la decisione di Syriza, in Grecia, di bloccare una miniera».

Per la Klein vi è anche un fattore di giustizia nella distribuzione di vantaggi derivanti dal cambiamento del modo di pensare: chi inquina deve pagare e i governi dovranno eliminare le sovvenzioni che oggi danno alle compagnie che estraggono petrolio e gas. Così come bisognerebbe che tassassero di più gli oggetti di lusso e chi li acquista. L’ideologia dominante - ha concluso la Klein - è in crisi e la piattaforma su cui lavorare è il cambiamento climatico. Che va affrontato da una coalizione forte formata da cittadini e istituzioni.

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