L’inganno / La storia

«Questo è tuo figlio», ma è una truffa: l’escort si era fatta dare tremila euro

La vicenda risale al 2019 e la vittima, un allevatore del Primiero, inizialmente aveva creduto alla storia del bambino. Il cinquantenne ha poi iniziato a mettere in dubbio la paternità e ha chiesto la prova del dna: la donna ha vacillato nella risposta e ovviamente non ha acconsentito, adducendo scuse e facendo emergere il raggiro. Così lui l’ha denunciata

di Marica Viganò

TRENTO. In un momento di crisi coniugale ha cercato l’affetto sul web consultando i siti di incontri. Una passione che è costata cara ad un cinquantenne trentino, non solo per la tariffa dei servizi: un anno dopo, la donna con cui si era visto alcune volte si è rifatta viva on line con un messaggio ed una foto: «Questo bimbo è nato dalla nostra relazione. È tuo figlio. Mi servirebbe un aiuto economico».

Le sono arrivati, a distanza di breve tempo, bonifici per tremila euro. La stessa donna è finita a processo per truffa, perché quel frugoletto - la cui immagine è stata probabilmente presa a caso dal web - era solo una scusa per scucire del denaro. Non sarebbe la prima volta che l’imputata, una quarantenne colombiana, finisce davanti al giudice per lo stesso motivo.

La vicenda risale al 2019 e la vittima, un allevatore del Primiero, inizialmente aveva creduto alla storia del bambino. Si era immedesimato nell’essere diventato papà e non ha opposto resistenza alla richiesta di un sostegno economico della colombiana. Dopotutto lei era stata gentile, non lo aveva ricattato, ad esempio minacciando di rivelare tutto alla famiglia, né gli aveva imposto una convivenza o condizioni che avrebbero comportato cambiamenti radicali nella sua vita.

Per questo l’uomo ha ingenuamente inviato il denaro, in diverse tranches, per complessivi tremila euro. I bonifici ad un certo punto si sono interrotti, così come si sono fermate le richieste di denaro della donna; è successo quando il cinquantenne ha iniziato a mettere in dubbio la paternità.

Sempre via web - come del resto è avvenuto lo scambio di foto del bimbo con relative richieste - l’uomo ha proposto un esame del Dna: la donna ha vacillato nella risposta e ovviamente non ha acconsentito, adducendo scuse e facendo emergere il raggiro.

L’uomo si è quindi rivolto ai carabinieri per denunciare la vicenda. Rintracciare la colombiana è stato relativamente facile: escort di professione, anche se si sposta spesso nelle città del Nordest e torna periodicamente nel suo Paese d’origine, ha pur sempre necessità di pubblicizzare la sua attività.

La vicenda è finita in tribunale. L’udienza prevista davanti alla giudice Greta Mancini è stata rinviata.

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