Turismo / Analisi

Difficile trovare personale per gli hotel, Battaiola: «Purtroppo ci chiedono lo smart working e il weekend libero»

Il presidente trentino di categoria e il problema: «Il nostro è un lavoro di sacrificio, ma meno appetibile». E per i gestori c’è la «fastidiosa pretesa di disdire gratis all'ultimo momento» dei clienti

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di Daniele Battistel

RIVA DEL GARDA.  Con la neve fresca che fa capolino fino a bassa quota, si è aperta ieri a Riva "Good Buy Trentino", la tre giorni organizzata da Trentino Marketing per far incontrare operatori nazionali ed internazionali con i professionisti del turismo locale. Ma per il settore il tema più scottante non è tanto quello di intercettare i flussi turistici, quanto quello di recuperare manodopera per far funzionare il sistema.

«In realtà - spiega il presidente di Trentino Marketing e dell'Associazione albergatori Giovanni Battaiola - la crisi rispetto al reperimento del personale è un po' rientrata rispetto all'anno scorso».

Il lavoro nel campo turistico è tornato ad avere appeal? «Un po'. Credo dipenda dal fatto che è finito il reddito di cittadinanza e dal fatto che altri settori che avevano avuto una forte ripresa nel post pandemia si sono stabilizzati. Quello che notiamo come operatori è che se adesso mettiamo annunci di ricerca personale sulle piattaforme di settore arrivano candidature. Questo, però, non significa aver risolto il problema».

Perché?

«Perché abbiamo perso parecchi professionisti del settore. Intendo, sia gente che aveva una formazione specifica, sia gente con anni di esperienza nel settore. Purtroppo ora quella professionalità ci manca e d'altra parte i clienti chiedono sempre di più servizi su misura e di un certo livello per qualità».

Non sarà, come dicono i sindacati, un problema di salario?

«Mi sento di escluderlo. Quello è un tema sdoganato da tempo. Abbiamo un accordo di secondo livello ed è in fase avanzata la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale. Il tema vero è un altro».

Quale?

«Il lavoro in albergo non è più in cima nella scala dei desideri. Da noi non c'è possibilità di smart working; si lavora il sabato e la domenica e pure la sera. Il nostro è un lavoro di sacrificio: serve predisposizione e professionalità perché non hai a che fare con macchine bensì con persone. La verità, come è emerso anche da un convegno dell'altro giorno a Trento, è che la seconda domanda che fa un candidato ad un colloquio di lavoro dopo il livello di stipendio riguarda la possibilità di smart working. Cose che non abbiamo. Da noi ci sono però altre possibilità».

Tipo?

«Possibilità di fare carriera: difficilmente un operaio diventa direttore generale, mentre da noi se uno ha voglia di mettersi in gioco è possibile. E poi si può viaggiare, imparare le lingue, crescere professionalmente».

Resta il fatto, come dicono i sindacati, che dopo una stagione invernale da record non c'è la corsa a lavorare nel settore.

«Ripeto: non è una questione salariale. Capisco che al sindacato non piaccia, ma con la contrattazione personale le paghe sono a livelli più che buoni».

C'è un tema di differenza di trattamento salariale tra le diverse zone del Trentino?

«Io la metterei così: c'è un tema di diversità di condizioni tra chi offre l'alloggio e chi no. Le destinazioni di montagna e di lago lo offrono quasi tutte se vogliono essere competitive».

A proposito: com'è partita la stagione sul Garda?

«Era partita bene, poi la Pasqua è stata rovinata dal tempo. Per questi due ponti le prenotazioni erano buone ma il tempo sta guastando tutto a causa della fastidiosa pretesa di disdire gratis all'ultimo momento. Per gli operatori sta diventando sempre più un problema perché pur avendo costi di personale e di servizi certi, gli incassi restano variabili in funzione del meteo».

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