Trasporti / Il tema

Ferrovia da Trento alla val di Fassa: speranze dall'annunciato accordo Rfi-Provincia

I due enti stanno per firmare  il protocollo d'intesa che condurrà al conferimento dell'incarico per la progettazione preliminare del treno dell'Avisio, dal capoluogo a Penia di Canazei, attraverso le valli di Cembra e di Fiemme

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TRENTO. Arriverà il giorno in cui un treno solcherà le valli dell'Avisio? È questa la speranza dell'Associazione Transdolomites, che nella giornata di venerdì al Muse ha organizzato un convegno sul tema, concentrandosi su tecnologie, ambiente e fattibilità del progetto che vorrebbe collegare la città di Trento con Penia di Canazei, attraverso le valli di Cembra, Fiemme e Fassa.

Un sogno che ora ha anche un appiglio concreto, visto che Provincia di Trento e Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) stanno per firmare il protocollo d'intesa che dovrà condurre al conferimento dell'incarico per la progettazione preliminare del treno dell'Avisio.

Ci vogliono ovviamente tanti soldi (si stima una cifra che si aggira attorno ai 2 miliardi di euro), per questo motivo Alain Baron (Dg Move della Commissione Europea) ha spiegato che non si può perdere tempo se si vuole salire sul "treno" (giusto per restare in tema) dei contributi europei.Al convegno di venerdì hanno partecipato docenti universitari, ricercatori, architetti, ingegneri ed esperti in materia.

Ma quale potrebbe essere il percorso della ferrovia dell'Avisio? Lo ha esposto l'ex dirigente delle ferrovie dello Stato Giovanni Saccà, spiegando come le rotaie verrebbero poste in destra Avisio: 87 chilometri di percorso, su una pendenza quasi costante, con 22 stazioni/fermate e un unico passaggio a livello previsto a Ziano (sarebbe l'unico ostacolo tra auto e rotaie).

«Percorrere Trento-Canazei con il treno sarebbe molto più veloce che farlo con l'autobus, inoltre dove è arrivata la ferrovia, essa ha portato incremento turistico» ha detto Saccà.

«Con il treno dell'Avisio si eviterebbero le code chilometriche tipiche delle stagioni turistiche, soprattutto in val di Fassa, e non ci sarebbe bisogno di cercare parcheggio - ha affermato Andrea Specchia, un altro relatore -. Si darebbe modo ai residenti di utilizzarla per lavoro, levando loro tante noie. A livello ambientale toglierebbe inquinamento e darebbe ulteriore visibilità alle valli».

«Ma potrebbe essere utilizzato anche per trasportare merci - ha aggiunto il ricercatore della Iuav di Venezia Francesco Bruzzone - riducendo tanti dei camioncini che vanno per strada». Interessante il racconto, fatto da Davide Rigon di Osservatorio Montagna, di un trenino turistico che c'è già, quello dello Jungfrau in Svizzera: qui l'auto può essere lasciata in garage, visto che la ferrovia ti porta direttamente sulle piste da sci, e con un ticket unico si può usufruire di tutto il servizio di trasporto pubblico (pure del battello sul lago).

«Grazie allo Jungfrau ci sono tantissimi turisti extraeuropei - ha detto Rigon -. L'obiettivo è di liberare i paesi dal traffico, in modo da tenere alta la qualità della vita e aumentare la sostenibilità con un territorio libero dalle auto».

In conclusione di convegno, Martin Moser ha relazionato sulla Ferrovia Retica, compagnia ferroviaria che gestisce una rete di ferrovie a scartamento ridotto nel cantone svizzero dei Grigioni, parlando dell'esperienza del tunnel di base del Vereina, nella Svizzera orientale, dove c'è il trasporto viaggiatori e ci sono treni merci, tra cui anche le auto al seguito dei viaggiatori.

Come si inserisce Transdolomites in tutto questo? «Creando cultura e facendo informazione, accompagnando la politica alla conoscenza» ha concluso il presidente dell'associazione Massimo Girardi. «Dal 2006 ad oggi abbiamo fatto decine di convegni e tantissime iniziative per tenere in piedi un sogno. Sappiamo che non potremo mai salire su quel treno, ma crediamo che potranno farlo le generazioni future».

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