Tribunale / L’indagine

Chiesto il processo per 15 indagati nell’inchiesta «Perfido 2»: coinvolti politici e imprenditori

Le indagini riguardano anche l’ex deputato Ottobre, gli ex sindaci Groff e Dalmonego. La Procura di Trento ha depositato a novembre la richiesta di rinvio a giudizio, per il filone politico-istituzionale sul fascicolo dedicato alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio. Adesso si attende la data dell'udienza preliminare davanti al giudice

LA SENTENZA Per Arfuso la condanna diventa definitiva: ricorso respinto
IL PUNTO Infiltrazioni mafiose nel porfido trentino: le condanne
POLITICI Fugatti: massima attenzione contro il crimine organizzato

TRENTO. La Procura della Repubblica di Trento ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per 15 dei 17 indagati del secondo filone dell'inchiesta Perfido sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Trentino, a partire dal settore dell'estrazione del porfido in val di Cembra.

L'atto è del novembre scorso, a firma del procuratore distrettuale Sandro Raimondi e dei sostituti Maria Colpani e Davide Ognibene, ma la notizia è trapelata solo nei giorni scorsi: si attende ora la fissazione dell'udienza preliminare davanti al giudice. Si tratta della parte politico-istituzionale di "Perfido", che tra gli altri vede coinvolti a vario titolo ex politici, carabinieri in servizio, imprenditori.

La chiusura delle indagini è dell'aprile dello scorso anno. Nella richiesta di emissione del decreto che dispone il giudizio viene sostanzialmente confermato l'impianto accusatorio contestato all'inizio, escludendo solo due indagati, l'imprenditore di Arco Giulio Carini e l'ex generale dell'esercito Dario Buffa; la posizione di quest'ultimo verrà definita separatamente.

L'accusa di scambio elettorale politico mafioso viene contestata a Domenico Morello (condannato a 10 anni per 'ndrangheta, con sentenza di primo grado confermata in appello), all'ex sindaco di Frassilongo Bruno Groff, all'ex parlamentare Mauro Ottobre e all'ex sindaco di Lona Lases Roberto Dalmonego.

Secondo l'accusa, Morello in concorso con altri imputati aveva promesso a Groff di procurargli voti per le provinciali del 2018 in cambio di favori. La stessa promessa che gli imputati Innocenzio Macheda e Demetrio Costantino fecero ad Ottobre sempre in occasione delle elezioni provinciali di 5 anni fa, mentre Dalmonego, secondo la ricostruzione della procura, aveva accettato la promessa di Pietro Battaglia (ex consigliere comunale di Lona Lases condannato a 9 anni e 8 mesi di reclusione) di procurargli voti per le elezioni comunali di Lona Lases del 2018, anno in cui venne eletto sindaco.

C'è poi la parte che riguarda tre carabinieri all'epoca dei fatti in servizio ad Albiano, a partire dal drammatico episodio del pestaggio dell'operaio cinese Hu Xupai, il 2 dicembre 2014: l'allora comandante Roberto Dandrea, 57 anni, ed i carabinieri Nunzio Cipolla, 36 anni, e Alfonso Fabrizio Amato, 37 anni, sono indagati per omissione di soccorso del ferito, omessa denuncia per non aver segnalato all'autorità giudiziaria i responsabili (tre stranieri, fra cui Mustafa Arafat) e favoreggiamento.

Ai tre, che stanno svolgendo altri incarichi fuori dal Trentino, è contestato anche il 416 bis comma 1, ossia l'aver agevolato l'attività della "locale" della 'ndrangheta. Ha sempre respinto ogni accusa il comandante Dandrea, a cui è stato contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa.

Nel secondo filone di "Perfido" è imputato un quarto carabiniere: Luigi Sperinini, 43 anni, accusato di rivelazione di atti di ufficio quando era in servizio a Cardeto e per aver agevolato l'associazione. Sono chiamati davanti al giudice anche Alessia Nalin, 44enne residente a Calceranica, Filippo Gioia, trentenne originario della Calabria e residente a Vigolo Vattaro, Vittorio Giordano, 27enne calabrese residente a Vigolo Vattaro: devono rispondere di associazione mafiosa (concorso esterno per la donna), accusa che hanno sempre respinto.

È stato chiesto ancora una volta il giudizio per Mustafa Arafat, 47enne di origine macedone, che assieme a Francesco Favara, 49 anni residente a Pergine, è indagato per avere detenuto e messo in circolazione banconote false. Arafat già ha patteggiato due anni per "assistenza agli associati" (questo il reato contestato, ossia l'aver fornito un "aiuto" ai soggetti coinvolti nel sodalizio, a fronte dell'iniziale imputazione di associazione mafiosa) e per riduzione in schiavitù. Il macedone ha alle spalle un'altra pesante vicenda giudiziaria: assieme a due complici, era stato condannato con sentenza irrevocabile per i reati di sequestro di persona e lesioni gravi pluriaggravate, in merito alla vicenda del pestaggio del lavoratore cinese.

Fra gli imputati di questo filone di "Perfido" figurano i nomi di Pietro Denise e Saverio Arfuso: condannati rispettivamente a 6 anni e 8 mesi (in appello) e 8 anni e 10 mesi e 20 giorni (sentenza definitiva dopo la pronuncia della Cassazione il 6 marzo scorso), devono ora rispondere dell'accusa di aver detenuto illegalmente un'arma.

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