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Voto di maturità, Trentino tra i peggiori d'Italia: trionfano le regioni del Sud

La provincia risulta trez'ultima in classifica. Solo l’1,3% dei diplomati l’anno scorso ha ottenuto 100 e lode mentre in Puglia e Calabria sono stati il 5,6%. Dati smentiti dagli Invalsi, che premiano il Nord. Ma un decreto cambia le carte in tavola: dal prossimo anno i risultati dei test avranno un peso nella valutazione finale

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di Franco Gottardi

TRENTO. Nelle scuole del Trentino e in quelle in lingua italiana dell'Alto Adige sono stati 74 l'anno scorso i diplomati con 100 e lode, pari all'1,3 % dei nuovi maturi. Percentuale bassina, una delle più basse d'Italia migliore solo di quelle della Lombardia (1,1%) e della Val d'Aosta (0,7%).

È andata molto meglio agli studenti delle regioni del sud; in Puglia e Calabria in particolare le lodi sono state migliaia e hanno riguardato il 5,6% dei diplomati, in Sicilia e Molise il 4,2%.I dati dell'anno scolastico 2022-2023 confermano in realtà un trend consolidato che vede voti di maturità decisamente più brillanti in fondo allo stivale.

Ma non è questione di migliore o peggiore preparazione; questo appare abbastanza evidente se si confrontano i risultati dei diplomi con quelli dei test Invalsi, qui infatti la situazione si ribalta e la preparazione dei maturandi del Nord Italia appare, lo scorso anno come nei precedenti, decisamente migliore rispetto ai colleghi del Sud con due studenti su tre che in italiano e matematica ottengono buoni risultati mentre al meridione due su tre palesano difficoltà.

E allora se non è una questione di differenza di preparazione dev'esserci qualcosa che non va nel sistema. Forse che i professori membri delle commissioni al Nord sono più severi rispetti a quelli del Sud?

«Io questo non sono in grado di dirlo - risponde con diplomazia Maura Zini, neo presidente dell'associazione presidi del Trentino - perché bisognerebbe fare una riflessione anche sulle modalità di insegnamento e una valutazione complessiva che ci porterebbe molto lontano. Quello che invece vedo proprio oggi sui giornali è che c'è una novità che potrebbe in futuro rendere più equa la situazione».

Zini si riferisce al decreto 19 del 2 marzo scorso, appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che all'articolo 14 stabilisce di fatto che i risultati dei test Invalsi sostenuti in quinta superiore in futuro entreranno nel "curriculum dello studente", il documento che raccoglie tutte le esperienze maturate nel corso della scuola e che viene allegato come scheda visibile dai commissari di esame, che ne tengono conto per la valutazione finale. Se insomma gli Invalsi premiano maggiormente gli studenti di solito tartassati alla maturità il tenerne conto potrà ammorbidire i commissari più severi.

Sui curricula infatti i livelli di apprendimenti raggiunti nelle prove a carattere nazionale dovranno essere descritti in una specifica sezione per singola materia e corredati dalle certificazioni sulla abilità di comprensione e uso dell'inglese. Saranno insomma un elemento soggettivo in più.

«Se il decreto verrà approvato, con i test Invalsi i commissari di maturità avranno una documentazione sulle competenze raggiunte dallo studente interpretabile e leggibile» conferma Zini.Il condizionale è però obbligatorio visto il precedente. L'idea di allegare i risultati Invalsi nel curriculum era infatti già prevista da una legge del 2017 conosciuta come Buona scuola ma poi era stato tolto in extremis alla vigilia dell'entrata in vigore, nel 2020, con un emendamento parlamentare al decreto Milleproroghe dell'epoca che visto l'avvento del Covid aveva tolto questa previsione, che peraltro non avrebbe potuto quell'anno avverarsi visto che con la scuola costretta a funzionare solo online a causa del lockdown i test Invalsi non erano stati fatti.

Ma adesso che siamo tornati alla normalità è tornata a galla anche l'idea di dare un peso specifico maggiore a test che erano stati ideati come pura verifica statistica dei livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti italiani. Ora quelle verifiche, che premevano in passato forse più a docenti e dirigenti che agli studenti, visto che non facevano media, acquisiranno un valore ben maggiore e diventeranno una tappa di avvicinamento importante all'esame finale.

Da quando? Forse dall'anno scolastico 2024-2025, se il parlamento confermerà il decreto, perché poi bisognerà varare i regolamenti che indicano come elaborare e compilare i curricula individuali. In ogni caso i risultati dei test non saranno pubblici ma rimarranno a disposizione del singolo studente, sebbene con un valore legale maggiore.

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