Furto / La bravata

Rubano le chiavi da una giacca al bar e prendono un'auto, ma si schiantano poco dopo

Protagonisti due diciannovenni, in un locale della val di Fassa: hanno abbandonato il mezzo, ma i carabinieri li hanno individuati. I due giovani sono già stati condannati con rito abbreviato

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di Francesca Cristoforetti

VAL DI FASSA. «Una bravata di una serata». Queste le parole pronunciate dai due ragazzi, entrambi classe 2005, che ieri si sono presentati davanti al giudice del tribunale di Trento, arrestati con l'accusa di furto aggravato dopo essersi messi alla guida di un'auto, rubata da loro stessi, per poi finire la corsa con un'incidente. «Una sciocchezza», così come è stata definita in aula, che però avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi.

I fatti commessi sarebbero avvenuti soltanto due giorni fa, lunedì 8 gennaio, in val di Fassa, in una nota località turistica dove i due 19enni avevano trovato lavoro come camerieri in uno chalet del posto. Così lunedì scorso l'idea della «bravata», quando i due avrebbero deciso di passare la serata in un locale. Luogo dove, stando all'accusa, i giovani lavoratori sarebbero riusciti a mettere gli occhi su una giacca, lasciata incustodita su una sedia, in cui, all'interno di una tasca, avrebbero visto che erano state lasciate dal proprietario le chiavi dell'auto, che era stata parcheggiata nel piazzale esterno.

Dopo aver messo le mani sulla giacca, i due non avrebbero esitato a cercare il mezzo: una volta saliti a bordo e averne preso il controllo, lo avrebbero messo in moto subito per scappare. Fuga che però, secondo le ricostruzioni, sarebbe durata ben poco, dato che i due si sono schiantati con l'auto, causando un incidente, in cui, fortunatamente, nessuno è rimasto ferito.

L'auto, appunto, sarebbe stata talmente danneggiata dopo l'urto, da lasciarli a piedi: danni così ingenti, anche alla carrozzeria, da non permettere alla vettura di ripartire. Lasciato il veicolo lungo la carreggiata, i due avrebbero cercati di proseguire in fretta per far perdere le loro tracce. Nel frattempo però, il legittimo proprietario che si era accorto del fatto, avrebbe cominciato a inseguirli per fermarli. Una volta raggiunti e bloccati infatti, l'uomo ha chiamato le forze dell'ordine chiamando il 112.

Per i due ragazzi, sul posto, sono intervenuti perciò i carabinieri della compagnia di Cavalese che subito, come indizi del reato compiuto, avrebbero trovato l'auto distrutta, lasciata ancora sul ciglio della strada.

La coppia di colleghi, inoltre, sarebbe stata trovata in possesso di due carte di credito, utilizzate indebitamente: diverse erano state le transazioni compiute dai due, principalmente per consumazioni in locali fassani.

I giovani, arrestati in flagranza di reato e posti ai domiciliari in attesa dell'udienza di convalida, sono comparsi ieri mattina in aula al tribunale del capoluogo dove si è svolto il giudizio direttissimo.

Davanti al giudice i 19enni hanno deciso di chiedere «scusa», ammettendo che l'episodio fosse solo «una sciocchezza, una stupidaggine» dettata da un «momento di debolezza» che «non si ripeterà più». I due imputati hanno patteggiato 10 mesi con 400 euro di multa a testa.

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