Giustizia / Il caso

Beve e fa un giro con il motorino, la condanna è pesante: due anni

Il mezzo era rubato. Se per la guida in stato d'ebbrezza il trentenne non poteva addurre scuse, in merito alla contestazione di ricettazione (per essere in possesso di un bene rubato) ha tentato di giustificarsi spiegando di non sapere nulla della provenienza illegale

TRENTO. Fermato in sella ad un motorino rubato, ha sempre sostenuto che il mezzo gli era stato prestato dall'amico. Ma la giudice Greta Mancini non gli ha creduto, condannandolo in abbreviato (dunque con lo "sconto" di un terzo, come previsto dal rito) ad una pena di poco superiore ai due anni, ben oltre la richiesta del pubblico ministero. L'imputato è un trentenne già noto alle forze dell'ordine: basti pensare che si è presentato in aula con l'autorizzazione a lasciare casa unicamente per recarsi all'udienza, dato che in questo periodo si trova agli arresti domiciliari per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.

I suoi problemi, le sue intemperanze ed i suoi errori sono tutti riconducibili ad un vizio, l'alcol. Quando l'uomo alza il gomito, perde le staffe e finisce nei guai. Anche riguardo alla storia del motorino: quando i carabinieri lo fermarono, nel gennaio 2022, gli contestarono la guida in stato di ebbrezza. Netto il risultato dell'alcoltest: 1,40 grammi per litro, ossia quasi tre volte oltre il limite di 0,50 previsto dal Codice della strada. In seguito, da accertamenti in merito ai documenti e alla proprietà del ciclomotore, era emerso che la targa del mezzo era stata inserita un paio di giorni prima nella banca dati dei veicoli rubati.

Se per la guida in stato d'ebbrezza il trentenne non poteva addurre scuse, in merito alla contestazione di ricettazione (per essere in possesso di un bene rubato) ha tentato di giustificarsi spiegando di non sapere nulla della provenienza illegale. Ha raccontato che quel pomeriggio doveva raggiungere una sua zia, nella zona di Trento sud, per prendere dei soldi, ma non aveva un mezzo per spostarsi. Un amico, che era andato a fargli visita, gli aveva proposto di utilizzare il suo ciclomotore. Questo, dunque, l'imputato ha ribadito in aula davanti alla giudice Mancini.

La pubblico ministero ha chiesto un anno e mezzo di pena, ma la condanna è stata ancor più severa, superando i due anni di reclusione. Ora il trentenne attende il deposito delle motivazioni della sentenza, entro 90 giorni, per poi decidere se presentare ricorso in appello. Il fenomeno dei furti di moto interessa anche il Trentino Alto Adige, seppur in forma minore rispetto ad altri territori. Nella nostra regione però riscontriamo un alto numero di ritrovamenti: siamo secondi con la percentuale 63% dei ritrovamenti, dietro solo alla Liguria (70%), dove vengono ritrovate, in media, due moto rubate su tre.

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