Il caso / Abitazioni

Ravina: ex appartenenti alle forze dell’ordine sfrattati, alta tensione

La vicenda interessa circa una quarantina di nuclei familiari. Patrick Corsi, segretario del sindacato di polizia Fsp: “È tutto paradossale. Ringraziamo il questore Improta il quale, sebbene costretto in sede di Commissione Provinciale Alloggi dello scorso giugno ad emettere gli avvisi di liberazione spontanea degli alloggi in questione, non ha mai smesso di profondere tutto il suo impegno nell'individuazione di soluzioni alternative

IL FATTO Lo Stato sfratta poliziotti e finanzieri

RAVINA. "Paradossale, assurda e priva di ogni senso logico la vicenda che interessa circa quaranta nuclei familiari di ex appartenenti alle forze dell'ordine, tra cui 25 famiglie di poliziotti in quiescenza". Così il segretario provinciale del sindacato di Polizia Fsp, Patrick Corsi, commenta la situazione a Ravina, con i colleghi in pensione a rischio sfratto. "La legge 52/76 prevedeva ed autorizzava una spesa, in ambito nazionale, per la costruzione di alloggi da assegnare con contratto di locazione semplice al personale civile e militare della polizia. Solo nelle province di Trento e Bolzano veniva invece prevista l'assegnazione di questi alloggi, poi edificati negli anni '80 in località Ravina, in regime di concessione amministrativa, da definire con regolare atto”.

”In realtà, ad oggi, gli occupanti degli alloggi da oltre quarant'anni versano al Demanio un regolare canone mensile a fronte di un contratto di locazione semplice, come avviene del resto per le medesime abitazioni nel resto d'Italia, e non di un atto di concessione amministrativa; inoltre, in molti casi hanno anche sostenuto le spese per necessari interventi di ammodernamento e ripristino. Ignorando quanto disposto dalla legge 560 del 1993, che prevede la possibilità di vendita per tutti gli alloggi di edilizia residenziale pubblica ivi compresi quelli edificati in ottemperanza alla legge 52/76, oggi il Demanio, per motivi peraltro non noti, sfruttando quello che la Corte d'Appello ha definito un "difetto normativo", continua ad interpretare sfavorevolmente la norma ed a considerare tali appartamenti come "alloggi di servizio" e non già abitazioni di edilizia residenziale pubblica, e pertanto non soggetti a possibilità di alienazione e riscatto in favore degli occupanti; a questi, o alle loro vedove, viene quindi "gentilmente" richiesto di lasciare gli alloggi, senza considerare che essi sono stati fedeli servitori di questa comunità, oggi ormai anziani, e versano nell'impossibilità di reperire altra sistemazione abitativa”.

“In questo contesto – continua Corsi – apprezziamo e condividiamo l'operato del Questore di Trento Maurizio Improta il quale, sebbene costretto in sede di Commissione Provinciale Alloggi dello scorso giugno ad emettere gli avvisi di liberazione spontanea di detti alloggi, non ha mai smesso, a differenza dei rappresentanti di altre amministrazioni, di profondere tutto il suo impegno nell'individuazione di soluzioni alternative che possano condurre ad un favorevole epilogo di questa paradossale ed assurda vicenda e che anche noi, come sigla sindacale, auspichiamo fortemente, anche per non discriminare i "nostri" appartenenti in quiescenza e le loro famiglie da quelli del resto d'Italia".

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