Politica / Giustizia

Licenziamento di Pruner, la Corte dei Conti esclude di poter chiedere a Kaswalder i 90mila euro

Kaswalder (a destra nella foto) non dovrà pagare alcun danno erariale per aver licenziato, quando era presidente del consiglio provinciale, il suo segretario particolare Walter Pruner. Anzi, il Consiglio dovrà anche rifondergli 7.577 euro di onorari e diritti di difesa

IL CASO Pruner licenziato. La colpa? Il congresso del Patt

TRENTOWalter Kaswalder non dovrà pagare alcun danno erariale per aver licenziato, quando era presidente del consiglio provinciale, il suo segretario particolare Walter Pruner. Anzi, il consiglio provinciale dovrà anche rifondergli 7.577 euro di onorari e diritti di difesa. Lo ha deciso la Corte dei Conti - Sezione giurisdizionale per il Trentino Alto Adige, presieduta da Chiara Bersani, che ha dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice contabile, sollevato dall'avvocata Maria Cristina Osele, poiché quel licenziamento va considerato come «un atto di autorganizzazione interna al consiglio provinciale di Trento, posto in essere dal convenuto e coperto dalla speciale immunità» che i giudici concordano essere garantita negli articoli 122 della costituzione e 48-bis dello Statuto di autonomia.

La Procura regionale sosteneva che Kaswalder avesse causato un danno erariale di quasi 90.000 euro al consiglio provinciale in conseguenza dell'illegittimo licenziamento del suo segretario particolare (si attende la decisione della Cassazione dopo i primi due gradi di giudizio che hanno dato ragione a Pruner).

A seguito delle sentenze dei giudici del lavoro, Pruner si era visto liquidare retribuzioni non percepite e un'indennità risarcitoria per circa 170mila euro e la Procura della Corte dei Conti a fronte di questo esborso da parte del consiglio provinciale a seguito delle due sentenze aveva chiesto il risarcimento direttamente al presidente Kaswalder ritenuto responsabile del danno erariale.In una prima fase di invito a dedurre davanti alla Procura regionale, l'avvocata Osele aveva sostenuto che non c'era stato un licenziamento d'impeto ma era venuto meno il rapporto fiduciario nel tempo.

Quindi non c'era il dolo che veniva attribuito a Kaswalder. In quella sede è stato dimezzato l'importo contestato ma è stato mandato comunque a giudizio a titolo di colpa grave e non più di dolo.In sede di giudizio, l'avvocata Osele ha sollevato la questione di questa «speciale immunità» che viene garantita dalla Costituzione per le prerogative del consiglio provinciale e dei suoi organi nell'espressione delle loro opinioni o «per attività di autorganizzazione».

«A fronte di questo - spiega l'avvocata Osele - ho sostenuto che la Corte dei Conti non poteva azionare un giudizio di responsabilità nei confronti del presidente Kaswalder, il quale ha agito nell'esercizio di una sua autorganizzazione». La difesa ha comunque sostenuto, entrando anche nel merito, che il licenziamento è avvenuto perché era venuto meno il rapporto fiduciario e su consiglio anche dell'apparato amministrativo che lo aveva supportato nella scelta procedurale. In sostanza, la sentenza della Corte dei Conti ha condiviso il fatto che c'è un difetto di giurisdizione e quindi che il giudice contabile non aveva i poteri per poter sindacare questi esborsi e quindi Kaswalder non sarà tenuto a pagare nulla e anzi gli verranno rimborsate le spese legali sostenute per difendersi davanti alla Corte dei conti.Si attende invece ancora che si esprima la Cassazione nella controversia di lavoro relativa al licenziamento di Pruner dichiarato illegittimo in primo e secondo grado.

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