Trento / L'allarme

Violenza sulle donne, nei bagni dell'Università la scatole per raccogliere storie anonime

L'iniziativa è del movimento Non una di meno: «Creato uno spazio sicuro per raccontare discriminazioni di genere». Rilanciata la mobilitazione: «Il 25 Novembre dev'essere tutti i giorni perché la violenza di genere è tutti i giorni»

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di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Delle scatole in università per raccogliere storie e testimonianze, in assoluto anonimato: vissuti "quotidiani" sulla violenza di genere perpetrata a diversi livelli, dalle battute sessiste alle molestie in strada fino ad arrivare ai maltrattamenti.

Prosegue l'azione delle attiviste transfemministe di Non una di meno che guardano ben oltre il 25 novembre (giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne e di genere) e che soltanto una settimana fa hanno riempito la città con un corteo che ha raccolto oltre 2mila persone, «un grido altissimo e feroce» per la studentessa veneta Giulia Cecchettin, 105esima vittima di femminicidio in Italia nel 2023, e «per tutte le donne che più non hanno voce».

Le scatole, dislocate nei bagni di ogni dipartimento, saranno un mezzo per riuscire ad «alzare la voce»: «Uno spazio sicuro - scrivono le attiviste di Nudm - dove, se te la senti, potrai raccontare in anonimo la tua storia, in qualunque modo sceglierai di farlo.

Oltre alle scatole, troverai anche dei qr code, per permettere anche a chi non frequenta l'ambiente universitario di raccontare la propria esperienza. Ciò che vogliamo fare è renderle pubbliche, dare loro risonanza affinché non sia più possibile distogliere lo sguardo di fronte alle violenze. Se invece preferisci che la tua storia non venga resa pubblica, specificalo all'inizio del tuo bigliettino o nel form: riappropriarci della nostra narrazione è anche questo».

Non si può mettere un punto sul 25 novembre: «Risulta evidente, in questi giorni più che mai, quanto giornate come questa siano ancora fortemente necessarie. Questo spazio, però, non ci basta. Non ci accontentiamo di questa giornata, l'unica in cui sembra un'enorme concessione lasciarci alzare la voce.

Il 25 Novembre dev'essere tutti i giorni perché la violenza di genere è tutti i giorni, non solo nei casi che creano rumore mediatico, ma anche e soprattutto in tutte quelle dinamiche quotidiane così normalizzate, così socialmente accettate da apparire naturali e passare in sordina, nel silenzio di istituzioni e opinione pubblica». Chiara la rivendicazione delle attiviste: «Non lasceremo decidere a nessuno chi è abbastanza vittima e chi non abbastanza carnefice. Rivendichiamo il diritto di riappropriarci delle nostre storie di violenza, delle nostre voci, dei nostri corpi, degli spazi che attraversiamo».

Il 20 novembre, a due giorni dal ritrovamento del cadavere di Cecchettin nei pressi del lago Barcis, migliaia di persone si sono riversate per le strade del capoluogo: una "passeggiata rumorosa", manifestazione di «rabbia e indignazione» per il numero di vittime di femminicidi, ancora troppo elevato, e contro tutte le espressioni di potere e dominio esercitate sulle donne e i loro corpi.

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