Inverno / La richiesta

Sci, i gestori degli impianti: «Alcol in pista, servono regole uguali per tutti»

Valeria Ghezzi: “Il divieto potrebbe essere interpretato come assoluto: una sciagura per i rifugi e un paradosso per gli sciatori. In assenza del decreto attuativo, al ministro l'ho detto, lo sciatore all'ultima pista non può bersi neanche mezza birra, poi però può bere guidando l'automobile. Noi chiediamo ci sia una norma chiara su tutto il territorio nazionale, uguale per tutti. Non che per fare il Sella Ronda uno debba incontrare situazioni diverse tra Veneto, Trentino e Alto Adige»

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di Domenico Sartori

TRENTO. Al ministro dello sport, Andrea Abodi, Valeria Ghezzi lo ha detto con tatto: «Per noi impiantisti la sicurezza è un cardine assoluto, abbiamo quindi accettato con favore la nuova legge anche se restano alcuni dettagli che vanno chiariti». Valeria Ghezzi è la presidente di Anef, l'Associazione nazionale esercenti funiviari, e la legge in questione è il decreto legislativo 40 del 2021 sulla "Sicurezza nelle discipline invernali".
L'occasione di incontrare il ministro è stata Skipass Modena 2023, la fiera che riunisce il mondo dello sci e della montagna prima dell'avvio della stagione invernale. La legge ha esteso l'obbligatorietà dell'uso del casco da 14 a 18 anni, anche se il presidente della Fisi, Flavio Roda, ha detto che «prima o poi dovrà diventare obbligatorio per tutti», intervenendo al convegno sulla sicurezza in pista. La legge ha ridefinito i requisiti delle piste, il ruolo del personale, gli obblighi dei gestori (manutenzione, soccorso, responsabilità civile). Però ci sono alcune modifiche recenti, in Gazzetta ufficiale dal 4 settembre, che per gli impiantisti sollecitano un chiarimento. Una riguarda la classificazione delle piste, l'altra il divieto di "sci in stato di ebbrezza". Per i gestori non sono solo dettagli da poco.
Presidente Ghezzi, la novità è che per la classificazione delle piste in base alla difficoltà, la pendenza delle blu, quelle facili, è stata portata dal 25 al 15%. Perché non vi convince?
«È stata sicuramente una svista. Oggi, uno sciatore sa che fino al 25% è blu, e dal 25% in su la pista è rossa. Ma se ti avviso che dal 16% in su è rossa e poi ti ritrovi tratti al 30%, sei in difficoltà. È una questione di sicurezza. Rischiamo di trarre in inganno gli sciatori. Il campo scuola all'arrivo dell'impianto della Tognola ha una pendenza superiore al 15%. Dovrei farlo diventare una rossa: è ridicolo».
Per il consumo di alcol, invece, denunciate la mancanza di un limite preciso…
«Sì, e si crea una situazione paradossale. Perché il divieto potrebbe essere interpretato come assoluto: una sciagura per i rifugi e un paradosso per gli sciatori. In assenza del decreto attuativo, al ministro l'ho detto: lo sciatore all'ultima pista non può bersi neanche mezza birra, poi però può bere guidando l'automobile. Noi chiediamo ci sia una norma chiara su tutto il territorio nazionale, uguale per tutti. Non che per fare il Sella Ronda uno debba incontrare situazioni diverse tra Veneto, Trentino e Alto Adige, con carabinieri che in una zona impongono il limite zero alcol e in un'altra no».
Il ministro cosa ha risposto?
«Si rende perfettamente conto delle richieste e dice che ci sarà modo di migliorare le norme».
Che stagione dello sci si annuncia?
«Se potessi fare previsioni, non avrei debiti in banca e sarei ricchissima. Nessuno è in grado di prevedere quando si aprirà una finestra di freddo, quanto durerà e quanta acqua diventerà neve. Impossibile».
E quindi?
«Quindi è però sicuro che noi siamo pronti sia ad accogliere ciò che viene dal cielo, sia a fabbricare neve nella prima finestra utile di freddo. Lo scorso inverno è stato emblematico. È stata un'ottima stagione, che ha dimostrato come il sistema può funzionare anche in assenza di neve».
Ha retto comunque?
«Sì, e molto bene. L'affluenza è stata buona, l'entusiasmo importante, sulle Alpi ma anche sull'Appennino. Non dico che non siamo preoccupati. Ma partiamo con un certo grado di ottimismo. E nella scorsa stagione non c'è stato neanche un significativo numero di incidenti. Inoltre, è stata ricca anche di non sciatori, persone che salgono in quota con gli impianti per godersi il panorama o gustarsi buon cibo».
Quanto pesano questi non sciatori? E quanto conta l'utilizzo estivo degli impianti?
«L'estate sta crescendo a doppia cifra. Fino a dieci anni fa, contava fra l'% e il 3% dei passaggi (a parte qualche eccezione con il Sass Pordoi o la Funivia della Rosetta) , oggi arriva quasi al 10%. Una crescita importante, anche se non sarà mai sostitutiva dell'inverno. Chi sale senza sci, spesso accompagna sciatori, è una clientela significativa, cui è importante garantire servizi».
Avete anche voi problemi di reperimento di personale?
«Sì. C'è anche il fatto che abbiamo bisogno di competenze specifiche, di macchinisti degli impianti, elettromeccanici, elettricisti. Meno problemi rispetto all'anno post Covid, ma ne abbiamo. È sempre più difficile trovare personale specializzato. E, poi, sono cambiati gli stili di vita: c'è sempre meno gente disposta a lavorare il sabato e la domenica. Inoltre, già sentiamo il problema della natalità. Fino a pochi anni fa, gli addetti agli impianti erano tutti del posto. Oggi, siamo tutti costretti a cercare addetti fuori regione. I giovani sono sempre di meno. Se anche si invertisse domani il tasso di denatalità, i risultati li avremmo tra vent'anni».

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