Disagio sociale/I numeri

In fila per il pacco viveri anche se si ha un lavoro: 30mila trentini sotto la soglia di povertà

I dati Istat: 1700 famiglie in più nel 2022. Casagranda (Trentino Solidale): «Ogni giorno distribuiamo 80 quintali di cibo che ci viene donato. Tra chi chiede aiuto, metà sono italiani: uno stipendio non basta»

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di Barbara Goio

TRENTO. Lavorare e comunque essere poveri. É questa una condizione che suona assurda ma che riguarda sempre più famiglie: nella provincia di Trento sono 29.813 quelli che nel 2022 sono rimasti al di sotto della soglia di povertà relativa. Inoltre, il futuro non fa presagire nulla di buono, visto che l'incidenza di povertà relativa è cresciuta dal 2021 al 2022 di 0,3 punti percentuali, dati Istat. Potrebbe sembrare un numero trascurabile, ma è invece una cifra che riguarda quasi 1.700 persone, famiglie intere che nel "ricco" Trentino non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, oppure se ci riescono lo fanno a prezzo di grandi sacrifici, si fanno aiutare e intaccano quel poco di risparmi che erano stati messi da parte.

«Ogni giorno distribuiamo 80 quintali di cibo che ci viene donato, e sono sempre più le famiglie che hanno bisogno di aiuto», spiega Giorgio Casagranda, presidente di Trentino Solidale, associazione che da oltre vent'anni oppone la forza del volontariato al dilagare delle situazioni di disagio in provincia di Trento. Che, nonostante tutto, stanno aumentando.

I dati Istat del Rapporto sulla povertà 2022 non mentono. L'inflazione all'8,7 per cento ha giocato un ruolo chiave nel colpire i più deboli, favorendo quell'allargamento della forbice che vede i ricchi diventare più ricchi ed il ceto medio scivolare verso il basso. Per prima cosa Istat fa una distinzione chiara tra povertà assoluta e quella relativa: se la povertà assoluta classifica le famiglie in base alla capacità di acquisire determinati beni e servizi, la misura di povertà relativa, definita rispetto allo standard medio della popolazione, è legata alla disuguaglianza nella distribuzione della spesa per consumi, e riesce ad individuare le famiglie povere tra quelle che presentano una condizione di svantaggio rispetto alle altre. Più precisamente viene definita "povera" una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o pari alla spesa media per consumi pro-capite.

«Io non sto a chiedere la dichiarazione dei redditi - puntualizza Casagranda - e parto dal presupposto che chi si mette in fila per ricevere un pacco di cibo, non lo fa se non ne ha la necessità». «Negli ultimi dieci - quindici anni - riprende il volontario di Trentino Solidale - abbiamo attraversato diverse fasi: inizialmente aiutavamo soprattutto stranieri extracomunitari che si trovavano in grandissima difficoltà, poi la situazione si è leggermente equilibrata prima che la pandemia stravolgesse tutto, con molti che hanno perso il lavoro, soprattutto se era in nero. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina abbiamo aiutato tante famiglie che ospitavano profughi ma ora, prima con la crisi energetica e adesso con l'inflazione così alta, ci troviamo davanti a una situazione in cui circa la metà di persone che chiedono aiuto è composta da italiani, spesso che hanno uno stipendio. Mi capitano famiglie in cui uno solo lavora e mi dice: "Prendo 1.300 euro al mese, ma con due figli, una volta pagato affitto e bollette, non mi resta più niente". Solo ad ascoltare queste cose, mi viene male».

Tornando ai freddi dati della statistica, i numeri ci ricordano che in Italia nel 2022 erano in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell'anno precedente). L'incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9% (leggermente inferiore rispetto all'11,0% del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni. Ma se in Trentino i dati sembrerebbero più rassicuranti perché restano attorno al cinque per cento, dati peraltro in linea con quelli medi del centro nord, bisogna però subito notare che erano del 5,2 % nel 2011 (su 540.958 cittadini trentini) e che sono saliti al 5,5 % nel 2022 (su 542.050 cittadini): in pratica si tratta di un aumento netto di 1.683 persone scivolate sotto la soglia di povertà relativa. In un momento in cui tutto il Nord Est registrava un piccolo ma sensibile miglioramento (da 5,9 % a 5,8 %). Ecco perché è importante esserci.

«Lottiamo contro lo spreco alimentare e diamo da mangiare a 3mila famiglie alla settimana, in media composte da tre membri. Sono sempre tante le persone in crisi, ma in fila per il cibo capita sempre più spesso gente che lavora, ha uno stipendio, e una volta che ha pagato affitto e bollette non resta più niente. Abbiamo 33 punti di distribuzione, 13 solo a Trento, e alle volte nascono amicizie, e chi è aiutato, poi si dà da fare per gli altri: un ciclo virtuoso», conclude Casagranda.

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