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Indennità di accompagnamento, in Trentino Alto Adige i meno “opportunisti”

Lo studio dei docenti dell’Università Ca’ Foscari: in Italia forti disparità tra territori, in alcuni casi gli assegni sono più del doppio rispetto alla nostra regione

TRENTO. Se a livello regionale la spesa per le indennità di accompagnamento è disuguale, la ragione va cercata anche nella qualità delle istituzioni locali. Le indennità riconosciute sono in alcuni casi più del doppio rispetto al Trentino-Alto Adige, la regione che seleziona i beneficiari nel modo più stringente. Con un'applicazione uniforme della norma nazionale, lo Stato potrebbe risparmiare fino a 3 miliardi, quasi un terzo della spesa attuale.

Lo studio è stato condotto da Anna Marenzi, Dino Rizzi, Michele Zanette e Francesca Zantomio, docenti dell'Università di Ca' Foscari a Venezia, ed è stato pubblicato sul Journal of the Economics of Ageing. Lo Stato ha istituito e paga le indennità - circa 500 euro mensili - per dare un supporto ai non autosufficienti che ne facciano domanda, ma sono commissioni provinciali nominate dalle Regioni ad avere l'ultima parola sull'assegnazione. La discrezionalità di questi valutatori contribuisce a spiegare perché le indennità riconosciute a parità di bisogno siano molte più numerose in alcune che in altre. A partire dagli indici internazionali sulla qualità delle istituzioni, combinando dati amministrativi sui pagamenti delle prestazioni e dati campionari (Istat) dal 2013 al 2018, lo studio evidenzia ampie disparità territoriali nella ricezione dell'indennità di accompagnamento da parte di over-65. Nelle regioni con migliore qualità istituzionale (sul podio Trentino Alto-Adige, seguito da Valle D'Aosta e Friuli Venezia Giulia) si riduce il rischio di comportamenti opportunistici, ovvero di applicazioni meno stringenti dei criteri di valutazione, rispetto alla normativa nazionale. Sono comportamenti motivati dal fatto che la copertura finanziaria del programma è in ogni caso in capo alle finanze nazionali. Così in Sicilia, Calabria e Campania, agli ultimi posti per qualità istituzionale, applicando i criteri del Trentino Alto-Adige, si potrebbero risparmiare rispettivamente il 50, 55 e 60% dei fondi oggi impiegati. L'alternativa all'indennità di accompagnamento sarebbe quella di trasferire l'individuo in una casa di cura residenziale, il cui costo è a carico della finanza pubblica regionale.

Ecco spiegato un possibile incentivo delle commissioni locali a concedere il supporto in modo meno stringente. "La ricerca - spiega Zantomio - mostra come, nella fornitura di servizi pubblici, la decentralizzazione esponga al rischio di violare il principio dell'uguaglianza orizzontale tra diversi territori, in particolare in contesti, come quello italiano, molto eterogenei in termini di qualità delle istituzioni locali, e dove registriamo un gradiente di qualità delle istituzioni tra Trentino Alto Adige e Campania paragonabile a quello registrato tra il nord e il sud Europa. I risultati dello studio richiamano attenzione al ruolo cruciale che il Governo centrale è chiamato a giocare in un contesto di fornitura decentralizzata, nel promuovere una maggiore responsabilità a livello locale, anche stimolando - conclude - una maggiore trasparenza sull'appropriatezza delle valutazioni decentrate". 

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