Aiuti/Famiglie

Assegno unico provinciale, è scontro. I sindacati: «Bocciato l’adeguamento all’inflazione»

Le modifiche al bonus bebè approvate in commissione. Ma Cgil, Cisl e Uil: «Importi fermi dal 2018 mentre il costo della vita è cresciuto del 15%»

TRENTO. E’ scontro sull’assegno unico provinciale. La quarta commissione permanente del Consiglio ha espresso oggi (27 settembre) parere positivo a maggioranza, con tre astensioni, sulla delibera di giunta che interviene con alcune modifiche impostate nell’ assestamento del bilanciosi rende permanente la misura annuale del bonus bebè da 5mila euro, si estende il beneficio anche ai nati nel 2022 con parto prematuro previsto per il 2023 e si rivedono le cifre dell'assegno di natalità alle famiglie, con un incremento per le fasce di reddito medie che sarà conguagliato a partire dal 1° luglio 2023.

Ma i sindacati attaccano. «Dopo il no all'indicizzazione dell'Icef, la quarta commissione ha bocciato anche la proposta sindacale di adeguare gli importi dell'assegno unico provinciale per recuperare l'inflazione. La maggioranza mette una pietra tombale alla possibilità di alzare i benefici provinciali per ridurre almeno in parte l'impatto del carovita sui redditi delle famiglie con figli». Così, in una nota, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

«Pur avendo disponibilità di risorse la Provincia decide di non sostenere le famiglie trentine che hanno dei figli. Ci vuole veramente un notevole sforzo di creatività per continuare a sostenere che si aiutano le famiglie e si sostiene la natalità. Perché i figli non basta farli, bisogna poi mantenerli», sostengono i segretari, rilevando come gli importi sono "fermi dal 2018" mentre il costo della vita in Trentino è “cresciuto del 15%".

Le tre sigle hanno proposto di alzare la soglia di reddito per accedere al beneficio, portandola dagli attuali 50.500 a 57.500 euro (+10,3%), per "neutralizzare l'inflazione registrata tra il 2018 e il 2022", e di alzare la soglia di deduzione del reddito da lavoro femminile, dagli attuali 6.000 euro l'anno a 15.000. Inoltre, i sindacati hanno chiesto di modificare la disciplina dell'assegno unico, superando il meccanismo di coordinamento tra misure nazionali e provinciali di contrasto alla povertà e riportando in capo esclusivamente alla Provincia l'intera gestione della misura. 

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