Scuola/ L’intervista

Studenti trentini di nuovo in classe da lunedì, la sovrintendente: "Pregiudizi di genere già a 6 anni"

Viviana Sbardella: "Importante l'educazione per combatterli". "Con i licei quadriennali ci avviciniamo all'Europa. Studiare il Novecento? Troppi docenti non si discostano da una visione cronologica". Stipendi più alti per gli insegnanti? "Sì, ma non basta"

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di Barbara Goio

TRENTO. La scuola trentina si prepara per il nuovo anno scolastico 2023/'24 (rientro in classe lunedì 11 settembre) e sono parecchie le idee in cantiere, dalle superiori in quattro anni alle nuove aule tecnologiche, dai corsi ai docenti ai progetti pilota, dalla diversificazione alla personalizzazione didattica, potendo finalmente contare anche su nuove risorse economiche pubbliche e private.

Sovrintendente Viviana Sbardella, quali sono le novità in campo?

Sono già partiti i licei quadriennali: abbiamo lavorato sodo e crediamo molto in questo progetto che avvicina il Trentino all'Europa. È un modo diverso di fare scuola, in cui non si è fatto un "taglia e cuci" ma tutto il percorso formativo è stato completamente ripensato. Non si cambiano le cose per decreto, ma se si dimostra che un progetto innovativo lavora bene, diventa esempio e motore di cambiamento.

Riscrivendo da capo i programmi, c'è la possibilità che finalmente alle superiori si arrivi a studiare il Novecento?

Sono tanti i docenti che ancora non si sganciano da una visione cronologica, nei vari campi del sapere. Ma mai come ora è importante che i ragazzi si esercitino a leggere gli eventi storici contemporanei.

C'è un po' di inerzia nella scuola

In effetti, anzi a volte ci si deve confrontare anche forze che vanno in direzione contraria.

Bisogna comunque agire, e far vedere che le cose funzionano. In che modo?

Sicuramente con la formazione: è la chiave di volta. Oltre a Iprase, possiamo contare su percorsi articolati, seminari, eventi, corsi, che coinvolgono tutti gli insegnanti, anche grazie al sostegno della Fondazione Caritro e della Provincia. Se si va tutti nella stessa direzione, si porta avanti il cambiamento.

Più in dettaglio?

Tenere in grande considerazione le discipline Stem, l'inclusione con un'attenzione particolare ai linguaggi, e poi naturalmente le competenze non cognitive: le didattiche attive sulla personalizzazione permettono di tirare fuori tutte le potenzialità di ognuno; ed il digitale ci aiuta molto per modulare le attività. Certo, alcuni docenti in buona fede temono in questo modo di non essere imparziali, ma questo è l'unico modo per dare spazio al merito.

Il merito: è cambiato qualcosa da quando è finito perfino nella definizione del ministero?

È una parola di peso, ma è importante come viene declinata. Nel migliore dei mondi possibili significa creare le condizioni perché ogni studente possa meritarsi di poter dare e ricevere il massimo, così per esempio da rendere superflue le bocciature. Diverso è invece il discorso che riguarda gli adulti. L'Italia è l'unico Paese occidentale in cui non viene esercitata alcuna valutazione degli insegnanti e questo può essere ingiusto verso chi si spende. È stato messo in campo un progetto carriera, ma ci si sta ancora lavorando.

Sono tanti i parametri da considerare quando si valuta un insegnante.

In Finlandia per esempio, l'accesso è rigidissimo: è più facile entrare a Medicina che a Pedagogia, mentre in Italia nel passato a volte l'insegnamento è stato considerato un piano B. Si deve cambiare, per il bene delle nuove generazioni. Quello che si deve chiedere è buona volontà, passione dei singoli ed etica del lavoro.

Forse aiuterebbe anche un salario più alto?

In Germania, dove i docenti sono pagati di più, hanno comunque problemi. Una migliore retribuzione non basta per la dignità della professione: è un mestiere gratificante, impegnativo e coinvolgente.

Nuovi fondi e risorse?

Sono arrivati direttamente alle scuole, grazie al Pnrr, finanziamenti significativi finalizzati alla riduzione dei divari territoriali e alla lotta alla dispersione scolastica. Si tratta di quasi tre milioni di euro (2.821.140) per 18 scuole medie e superiori.

Tornando agli studenti, cosa ne è stato dei programmi di educazione all'affettività, cassati in passato, e mai così attuali visto l'incremento di femminicidi e violenze di genere nel 2023?

Le scuole hanno continuato a fare quello che potevano con percorsi consolidati e questo è un tema molto importante. Non si può però ignorare che già a sei anni esistono pregiudizi radicati sui ruoli, e addirittura su scuole per maschi e per femmine. Si lavora duramente per decostruire e ricostruire.

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