Animali / Fauna

Abbattimenti dei lupi sospesi, la rabbia degli allevatori: “A Roma non capiscono nulla”

Il presidente di categoria Giacomo Broch duro con il Consiglio di Stato che ha deciso di stoppare fino al 17 settembre il decreto della Provincia per l’uccisione di due lupi: “La montagna è a rischio e c’è qualcuno che non capisce che si sta scherzando con il fuoco. L’alpeggio è una fatica, di questo passo si finirà con il tenere le vacche sempre nelle stalle”

TRENTO. Lo stop all'abbattimento dei lupi della Lessinia, imposto dal Consiglio di Stato, è l'ennesima delusione che arriva da Roma, «da gente che non conosce i territori». Lo spiega Giacomo Broch, presidente degli Allevatori trentini: «Qui è a rischio la tenuta della montagna. Con il pericolo del lupo molti di noi resteranno a casa, rinunciando all'alpeggio. La sentenza di Roma? Beh, non è stata una sorpresa. Più che altro è chiaro come la gente, negli uffici della Capitale, non conosca i problemi dei territori”.

E aggiunge: “Ormai si sta esagerando, non si capisce che si sta giocando con il fuoco. L'abbattimento di due lupi era il punto di partenza, ora torniamo indietro. L’alpeggio è una fatica, di questo passo si finirà con il tenere le vacche sempre nelle stalle».

No agli abbattimenti dei lupi, Fugatti torna a tuonare contro Roma: "Decisioni inconcepibili per l'autonomia trentina"

Il Consiglio di Stato ha deciso di sospende fino a metà settembre il decreto della Provincia per l'abbattimento di due lupi, il presidente della giunta è sul piede di guerra: "Siamo di fronte a decisioni inconcepibili con l'autonomia trentina. Noi rispettiamo le leggi vigenti, poi arrivano sentenze sempre del Consiglio di Stato con percorsi del tutto originali rispetto alla prassi ordinaria che anche questa volta sono contro la convivenza tra l'uomo e i grandi carnivori e la montagna. Questi pronunciamenti - presi sempre negli uffici romani - mettono a rischio la sostenibilità della nostra agricoltura e delle istituzioni" 

Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, parla di «decisioni che vanno contro l'autonomia e l'agricoltura, che rischiano di compromettere i rapporti tra il nostro territorio e Roma e che fanno aumentare la sfiducia della gente nei confronti delle istituzioni».

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