Giustizia / Omicidio

Causò la morte di una detenuta a Spini di Gardolo: dottoressa paga 300mila euro

Alla detenuta, che soffriva di lombosciatalgia, erano stati prescritti dei farmaci per il dolore. Il decesso della donna sarebbe stato ascrivibile a una «intossicazione acuta da sostanze oppioidi e nello specifico Fentanyl», farmaco prescritto in modo non appropriato, con un sovradosaggio

IL PUNTO Il carcere di Spini sovraffollato, 318 detenuti con 240 posti 
BOLZANO Chiede aiuto alla polizia per un posto dove dormire, ma è ricercato
CARCERE Due agenti aggrediti
IL FATTO Agente ferito alla testa da un detenuto

di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Le avrebbe prescritto un farmaco in dosi maggiori rispetto al previsto. Così una dottoressa della Casa circondariale di Trento avrebbe causato la morte di una carcerata, che la mattina del 4 gennaio 2022 era stata trovata priva di vita nella sua cella. Soltanto ora questa drammatica storia sembra aver avuto una fine.

Mercoledì (5 luglio) infatti è arrivata la sentenza del giudice del Tribunale di Trento, Enrico Borrelli: l'imputata ha patteggiato due mesi e 20 giorni, pena sospesa, con risarcimento alla figlia della deceduta, costituitasi parte civile, di 300mila euro (di cui 33mila di spese legali). La vicenda ha inizio a gennaio 2022. La vittima, una donna di 50 anni di origine straniera, si trovava nella Casa circondariale di Spini di Gardolo, dove era detenuta da marzo 2021. La cinquantenne soffriva di una lombosciatalgia cronica, caratterizzata da periodiche riacutizzazioni. Ed è proprio per questo che le erano stati prescritti dei farmaci, per riuscire a tamponare quel dolore con cui ormai aveva imparato a convivere.

Nell'infermeria del carcere il 3 gennaio 2022 prestava servizio la dottoressa imputata, che le aveva somministrato i medicinali. La donna però, dopo essere rientrata nella sua cella, dove si era poi coricata, la mattina successiva alle 8:30 era stata ritrovata morta nel suo letto dal personale della polizia penitenziaria. Un decesso che era avvenuto nel sonno e che era apparso «verosimilmente per cause naturali», come era emerso in sede di ispezione cadaverica, ma sul quale la procura aveva voluto disporre l'esame autoptico per fare chiarezza sulle cause della morte, avvenuta il 4 gennaio. Il decesso della vittima sarebbe stato ascrivibile a una «intossicazione acuta da sostanze oppioidi e nello specifico Fentanyl», farmaco che sarebbe stato prescritto per la lombosciatalgia in modo non appropriato con un sovradosaggio.

Sarebbe stato questo a provocarle «uno shock cardiogeno acuto nel contesto di una insufficienza respiratoria». Così la dottoressa era stata accusata di omicidio colposo, pena che ha patteggiato con un maxi risarcimento a favore della parte civile, rappresentata dall'avvocato Joseph Masè. Era stata la figlia a sporgere denuncia, per "l'inspiegabile" decesso della madre, che il giorno prima di morire aveva lamentato al telefono dei dolori. Ad aver disposto l'autopsia era stato il pubblico ministero Davide Ognibene. Dalle analisi successive erano poi state riscontrate nel sangue tracce dell'oppiaceo prescritto e anche di alcol. Difesa dal legale Filippo Fedrizzi, la dottoressa aveva sempre respinto le accuse di «negligenza, imperizia e imprudenza».

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