Sanità / Tecnologia

“Robot, in futuro interventi da remoto”: dal 2012 a oggi in Trentino 2.700 quelli chirurgici

Di questo, del futuro e dei vantaggi della robotica ne ha da Chicago, Pier Cristoforo Giulianotti, vero guru in questo ambito tanto da essere citato nella serie di Grey's Anatomy come "colui che ha inventato la chirurgia robotica”

SANITA' I trentini che si curano bene altrove

di Patrizia Todesco

TRENTO. Dal 2012, anno in cui al S. Chiara è arrivato il robot da Vinci, di interventi con questa apparecchiatura a Trento ne sono stati fatti quasi 2.700 e visti i risultati è probabile che i numeri siano destinati ad aumentare. Di questo, del futuro e dei vantaggi della robotica, si è parlato nel corso di uno dei tanti incontri organizzati nell'ambito del Festival dell'Economia a cui ha partecipato in collegamento da Chicago, Pier Cristoforo Giulianotti, vero guru in questo ambito tanto da essere citato nella serie di Grey's Anatomy come "colui che ha inventato la chirurgia robotica".

Con lui hanno dialogato Lorenzo Luciani, urologo dell'Azienda sanitaria specializzato in chirurgia robotica e Francesco Montorsi, primario di urologia all'ospedale Ospedale San Raffaele di Milano e docente ordinario di Urologia all'Università Vita-Salute San Raffaele.

Al S. Chiara, da quando è arrivato il robot, più della metà degli interventi - circa 1.700 - sono stati fatti in ambito urologico, soprattutto per prostatectomie radicali e nefrectomie parziali. Ma non solo: anche i chirurghi generali e pediatrici oltre che ginecologi, lo utilizzano regolarmente.

«Negli anni i numeri hanno dimostrato i vantaggi di questa tecnica - ha spiegato il dottor Lorenzo Luciani - come la riduzione le perdite ematiche. Il confronto per le prostatectomie radicali è paragonabile a una bottiglia di teroldego per le tecniche tradizionali contro un calice di teroldego nel caso di utilizzo del robot.

Stesso discorso per le trasfusioni che sono ridotte. Prima veniva interessato dalle trasfusioni un paziente su 5, ora uno su 50. I tempi operatori un tempo erano lunghi, oggi sono più brevi anche della chirurgia tradizionale. I parametri funzionali sono in miglioramento, come anche la continenza così come il rischio di malattia residua è ridotto con la tecnica robotica. Quindi quello che succede ogni giorno in una sala robotica ha notevoli vantaggi».

Ma come ha sottolineato Giulianotti, pioniere della robotici, i vantaggi vanno anche oltre la migliore visione o la riduzione del tremore. «Quello che sfugge a molti della chirurgia robotica è il fatto che la medicina per la prima volta supera i suoi limiti con l'introduzione del rapporto digitale. Mentre prima la relazione tra paziente e chirurgo era sottoposta ai limiti dell'essere umano rispetto a ciò che questo vede e riesce a fare, con il robot, per la prima volta nel corso della storia, si è introdotto un germe rivoluzionario che è quello della interazione digitale.

É questo è solo l'inizio di una serie infinita di implementazioni che vedranno intelligenza artificiale interfacciarsi tra medico e paziente e quindi migliorare visualizzazione, interpretazione anatomica, suggerimenti ma anche performance. Nessun essere umano sarebbe in grado di intervenire su un nucleo di una cellula, ma grazie all'intelligenza artificiale avremo questa capacità. Il concetto che va capito è che non stiamo discutendo su un giocattolone che ci permette di fare un po' meglio qualcosa, ma abbiamo aperto una rivoluzione».

Per capire dove la chirurgia robotica può arrivare Giulianotti ha spiegato le nuove frontiere legate agli interventi da remoto. «Questa è una chirurgia nata proprio da studi militari in cui si immaginava di operare un soldato con il chirurgo lontano, al riparo dai pericoli del campo di battaglio. Si tratta di una possibilità concreta tanto che in Cina già sono stati effettuati interventi con l'operatore distante 300 chilometri.

Un limite è legato al fatto che devono esserci trasmissioni così veloci da annullare i ritardi. Altro limite è l'organizzazione, in quanto ci deve essere team di chirurghi vicino al paziente in grado di finire intervento in caso di emergenza e infine una terza questione è legale. Di chi sono le responsabilità in caso di complicanza? Ma in futuro sicuramente si arriverà anche a questo».

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